La pizza. Margherita, marinara, da asporto, a portafoglio, a metro, a focaccia, cotta a legna. La pizza è la pietanza che per eccellenza racconta la napoletanità nel mondo. L’alimento più amato di sempre, da tutti. Su cui nessuno ha mai avuto niente da ridire. Almeno finora. Poi sono arrivati i giornalisti di Report.
Il programma di Milena Gabanelli ci riprova, a mettere Napoli, i suoi prodotti, le sue eccellenze, la sua tipicità, sotto scacco. Dopo l’inchiesta – vergognosa – sul caffè, che ha fatto assurgere agli onori della cronaca il millantato “critico” triestino – che pareva uscito direttamente da una torrefazione Illy – Andrej Godina, questa volta a essere messa sotto accusa è la pizza.
La pizza è cancerogena. Lo sostiene l’inchiesta realizzata da Report a firma del giornalista Bernardo Iovine, che andrà in onda nella puntata di domenica 5 ottobre, alle 21.45 su Raitre, una cui anteprima è però già disponibile sul sito della trasmissione (clicca qui per vedere il video).
Secondo Report la pizza, se non fatta a regola d’arte, è non digeribile e addirittura cancerogena. Sotto accusa ci sono i forni dei ristoranti che preparano le pizze con ingredienti al di sotto dello standard disciplinare Stg, Specialità Tradizionale Garantita. L’inchiesta non riguarda solo Napoli, ma anche Roma, Milano, Venezia e Firenze. Proprio da Napoli però parte il tour di Bernardo Iovine, che per iniziare fa visita alla storica pizzeria “Da Michele”.
Fumo nero che esce da forni che non vengono mai puliti, sulla cui base ci sono macchie di farina, altri ingredienti, addirittura trucioli. La pizza che ne viene fuori si presenta leggermente bruciacchiata ai bordi e, gli autori di Report ne sono convinti, quel “bruciacchiato” fa male.
“I pizzaioli” si legge nella nota di accompagnamento all’anteprima del servizio “hanno l’abitudine di non pulire il forno, tra fumi e farina carbonizzata la pizza può rappresentare un rischio per la salute. Abbiamo analizzato le pizze in un laboratorio specializzato sugli idrocarburi negli alimenti e i risultati verranno diffusi nel corso della trasmissione. Nell’inchiesta di Bernardo Iovene si affronta anche il mercato delle pizze surgelate, le scatole per la pizza da asporto (che cartone è?), i vari tipi di farina e di grani. Si analizza il modo di fare l’impasto nelle varie città italiane. Le varie tipologie di oli, di pomodoro e mozzarelle. Il prodotto italiano più diffuso nel mondo, valutato dagli assaggiatori professionisti, è a volte di bassa qualità”.
L’attacco alla pizza quindi non sembra rivolto direttamente alla città di Napoli. Il suggerimento di Report è quello di imparare a distinguere una pizza fatta con ingredienti di prima qualità, cotta in un forno curato, rispetto a quella “condita con olio di colza, lievitata 1 ora, con farina piena di glutine e mozzarelle estere di scarsa qualità”, il cui costo è di soli 40 centesimi. Insomma, non tutte le pizze fanno male. Ma la “bocciatura” della pizza napoletana, anche se viene realizzata in altre parti d’Italia, non può che colpire al cuore la napoletanità che la pizza rappresenta nel mondo. E dopo l’attacco al caffè napoletano, che risale appena a qualche mese fa, i napoletani non possono che guardare con apprensione alle prossime mosse di Report. A quale eccellenza partenopea toccherà di diventare oggetto di una nuova, screditante inchiesta?
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