Plastic House, innovazione e tradizione per ridare vita alle scarpe usate

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Plastic House, innovazione e tradizione per ridare vita alle scarpe usate

Le mie sneakers si sono consumate, non posso usarle più”, oppure “le sneakers si sono bucate, che peccato dovrò buttarle, ne comprerò un paio nuovo!”. Alzi la mano chi non ha mai pensato o detto queste parole dopo aver visto le proprie scarpe, magari solo leggermente consumate … Eh sì, oggigiorno esiste l’usa e getta, riparare o aggiustare un oggetto non conviene a nessuno (perdita di tempo e soldi), molto meglio sbarazzarsi di un qualcosa di usurato piuttosto che tentare di ridargli vita, comprarlo nuovo non costa poi un capitale e si risparmia tempo (tanto un paio di scarpe si può ormai acquistare anche con un semplice click, stando comodamente seduti davanti al pc di casa). E il consumismo sfrenato ringrazia, le grandi aziende internazionali ringraziano. Siamo ormai vittime del “mordi e fuggi”, vittime di industrie profittatrici di manodopera a costo quasi zero che sfruttano anche lavoro minorile con orari estenuanti per poterci garantire prodotti a basso costo, siamo tutti vittime di una società sempre più … liquida! In più, abbiamo mai pensato al materiale usato per produrre ad esempio un paio di  sneakers? Abbiamo mai pensato al loro riciclo nel momento in cui le buttiamo via? Certamente no, eppure riciclare una semplice sneaker comporta il rilascio nell’ambiente di materie plastiche quali PVC, EVA e TPU!

A tal proposito, e proprio pochi giorni fa, ho avuto modo di conoscere una persona che è riuscita a vedere oltre, e a mettere in vita un’attività di cui si parlerà per parecchio: lei è Sabrina Morra, ragazza di appena 27 anni di Casoria (Na), che ha saputo combinare l’innovazione con la tradizione, dando vita a Plastic House. Cos’è Plastic House? Un’attività giovane, green, che ha il merito di aver saputo combinare la tradizione con l’innovazione, rispolverando uno dei mestieri ormai quasi in disuso quale il calzolaio, riuscendo a ridare vita a scarpe magari usurate aggiustandole e donando loro anche dei veri e propri tocchi di classe.

Ecco l’intervista che Sabrina ha rilasciato per i lettori di RoadTv Italia:

Ciao Sabrina, ti va’ di raccontare un po’ di te ai lettori di RoadTv Italia?

Ciao RoadTv! Sono Sabrina Barra, ho 27 anni e vivo in provincia di Napoli, l’anno scorso ero una studentessa universitaria di Comunicazione Pubblica e D’Impresa al Suor Orsola Benincasa, ma prima di donare anima e corpo al mondo del lavoro, magari al nord o all’estero come tanti mi hanno suggerito spesso, ho voluto dare una chance al mio sogno imprenditoriale rimanendo qui in Campania.

Quando nasce l’idea di Plastic House? E per quale ragione?

L’idea nasce in realtà molti anni fa con il proposito di fondare un brand di scarpe ecosostenibile quando mi divertivo a disegnarne i bozzetti, ma con il tempo è mutata poiché ho iniziato a dare nuova vita alle mie stesse scarpe usate, riparandole e cambiandogli i connotati, con il tempo ho notato che i miei amici lo apprezzavano e cosi ho iniziato a dare nuova vita anche alle loro scarpe e ho pensato che forse molte più persone erano interessate a modificare e rinnovare scarpe che già avevano piuttosto che comprarne di nuove.

Da chi è composto il team di Plastic House? Oltre te ci sono altri membri?

Si, in totale siamo quattro più o meno siamo tutti coetanei ma proveniamo da campi di studio molto diversi, il che ci ha permesso di dare completezza al progetto. Oltre me c’è Gianluca Pugliese che oltre ad essere il nostro grafico, fotografo pubblicitario e social media manager è stato anche il co-ideatore di molti aspetti di Plastic House, Noemi De Cicco è la nostra Web Developer e si occupa della parte software, in quanto uno dei nostri propositi principali è dare un risvolto tech all’artigianato. Infine Rosa Barra che è anche mia sorella si occupa del Customer Care poiché avere una persona che si dedichi all’approccio con i clienti è molto importante per noi.

Grazie a questo tuo progetto hai contribuito anche a dare risalto ad un mestiere che ahimè sta scomparendo, il calzolaio …

Sì ahimè nell’immaginario comune quando pensiamo al calzolaio oggigiorno, magari pensiamo ad una piccola bottega piena zeppa di scarpe e attrezzi, poco illuminata e con un vecchietto che ripara scarpe e non se la passa molto bene. Eppure secoli fa come nel 1200 era un mestiere prestigioso, pensiamo a Cosimo I de’Medici che ordinò di creare a Firenze l’Università dei Maestri di Cuoiame nella quale si formavano appunto i calzolai. Molti giovani si trovano spesso spaesati nella scelta del loro futuro mestiere ma pochissimi hanno l’opportunità di conoscere dal vivo e potersi innamorare di mestieri artigianali, soprattutto perchè oggi possono essere declinati in chiave moderna come stiamo cercando di fare noi. Speriamo perciò di appassionare e sensibilizzare sempre di più su questo aspetto.

I lavori artigianali come il calzolaio sono quelli che più risentono dell’introduzione dell’automazione; le grandi multinazionali producono abiti e scarpe a basso costo, tanto che è più conveniente acquistare un nuovo prodotto piuttosto che farlo riparare da un artigiano … tu cosa ne pensi?

Si. È una realtà molto triste con cui fare i conti, personalmente questo è un discorso familiare poiché i miei zii avevano delle fabbriche di scarpe artigianali che quando ero bambina hanno dovuto chiudere a causa proprio del cambiamento del mercato e delle abitudini di acquisto. Oggi il mercato della fast fashion interessa anche le calzature, togliendo qualità in primis ad un mezzo che ci permette di andare ovunque ogni giorno, le nostre scarpe.

Perchè tutti noi spesso compriamo più del necessario? E quale ruolo hanno i grandi Influencer nel moderno consumismo sfrenato?

Spesso a causa di trend social e influenza e pressione psicologica che subiamo dal mondo di internet, ci troviamo non solo a consumare più del dovuto ma anche a a pagare prezzi molto elevati per prodotti che qualitativamente non solo non valgono quella cifra, ma dietro ai quali ci sono molte scelte poco sostenibili non solo ambientali ma anche sociali, come sfruttamento e lavoro minorile. Dietro al consumismo sfrenato e alla fast fashion c’è tanta sofferenza che i grandi influencer e i social media si dimenticano di mostrare.

Tu sei giovanissima: secondo te ci si sta accorgendo che è arrivato il momento di buttare di meno, o la superficialità dell’ideologia consumistica dei prodotti domina ancora inalterata?

Da quando ho intrapreso questo percorso mi sono resa conto che fortunatamente sempre più persone si stanno accorgendo che continuare così non ci sta portando niente di buono e ciò è rincuorante. Ma d’altro canto i giovani sono ancora molto polarizzati sulla questione e penso che molto dipenda anche dalla sensibilità personale e dalla pressione sociale che si subisce soprattutto in giovane età. È importante continuare a fare informazione e non dimenticare di avere fiducia e speranza nel futuro.

Ti occupi direttamente tu di aggiustare le scarpe e con un tocco di classe? E, se posso, come hai imparato a farlo?

Si me ne occupo io. Ho imparato inizialmente da sola facendo un po di esperimenti e documentandomi su internet, mio zio mi ha dato una mano come mentore, sempre pronto a darmi consigli. Poi ho iniziato a fare sul serio iscrivendomi a diversi workshop e seguendo corsi a pagamento.

Le sneakers che un po’ tutti usiamo per moda o semplicemente per la comodità d’uso, sono composte per lo più da materiali non biodegradabili …

Si esatto, dato che ogni anno produciamo 24 miliardi di sneakers in tutto il mondo sono stati fatti molti studi sulla loro composizione    e biodegradabilità. Quasi tutte le sono composte dal 35% in su da   materie plastiche quali PVC, EVA e TPU, questo significa che il     nostro pianeta annegherà nelle sneakers o almeno nei loro materiali          se continuiamo a non riciclarle.
Chi. in media d’età, sta rispondendo maggiormente al progetto Plastic House? Più i giovanissimi ( Gen Z ) o i Millennials ?

Chi sta rispondendo di più al progetto sono i giovanissimi GenZ e Millenials per lo più, che non solo sono sempre più interessati a queste tematiche, ma anche grazie alla possibilità di personalizzazione che offriamo, permette loro di trovarsi con un pezzo unico e di design e che esprime la loro personalità, utile anche dal punto di vista sociale. Tuttavia non nascondo che molti over 40 anche si sono mostrati interessati alla possibilità di poter rinnovare e personalizzare un paio di scarpe al quale sono in qualche modo anche affezionati o per cercare di abbattere i costi dell’acquisto di uno nuovo.

Creare un progetto così importante credo che abbia avuto parecchie spese per le varie attrezzature …

Si. L’acquisto delle attrezzature è stata una delle parti più difficili perchè oltre al documentarci ed informarci ci siamo completamente autofinanziati facendo diversi lavoretti mentre terminavamo gli studi.

Dove possiamo recarci per dare nuova vitalità alle nostre sneakers grazie a Plastic House?

Per il momento potete recarvi sui nostri canali social, siamo su tutte le piattaforme: Instagram, Facebook e TikTok con l’username @Plastic.House.It potrete vedere i nostri lavori e contattarci su Whatsapp per qualsiasi informazione.

Dove arriverà Plastic House secondo Sabrina Barra?

Per il futuro mi auguro che Plastic House possa crescere sempre più, ho molti progetti in mente tra questi c’è sicuramente la realizzazione del nostro software che renda il lavoro artigianale e l’acquisto artigianale più semplice e snello senza perderne però la componente di artigianalità, inoltre poter svolgere dei workshop per insegnare a fare anche piccole riparazioni a casa, essere presenti in punti vendita fisici e chissà espanderci ad altri tipi di calzature che non siano solo sneakers. Ma soprattutto mi auguro che la nostra missione arrivi nei cuori di chi come noi si augura un futuro migliore per noi stessi e chi verrà dopo.

 

Un plauso ancora a tutto lo staff di Plastic House e un grande in bocca al lupo per il futuro, restaurare e personalizzare un paio di scarpe usate è la strada giusta, una scelta utile all’ambiente e alle nostre tasche! Ad maiora Sabrina, ad maiora Plastic House!