Polemiche su “Un Posto al Sole”: fa propaganda alla Sinistra

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Il 19 giugno, come ogni sera dal 21 ottobre 1996, è andata in onda una puntata di “Un Posto al Sole”, la 5026. La soap opera più amata e più longeva di Italia, pur concentrandosi soprattutto sui personaggi e sulle relazioni che intercorrono tra di essi, non ha mai evitato le tematiche contemporanee, necessarie per dare al contesto dello sceneggiato il giusto realismo, e anche per dare ai personaggi il giusto spessore.

Per questo motivo, in una puntata concentrata su persone che cercano di capire qual è la decisione giusta per la loro vita, se seguire il cuore o la ragione, se ascoltare i consigli (e le imposizioni) date o fare di testa propria, è successo anche che si parlasse di migranti.

Ambientata il 20 giugno, data in cui ricorre la “Giornata Internazionale del rifugiato”, la scena presenta il giornalista Michele Saviani e il suo collaboratore Vittorio Del Bue, che decidono di trasmettere una puntata speciale su “Radio Golfo”.

Il discorso del giornalista è impostato su numeri e statistiche, parla di coloro che sono costretti ad abbandonare casa, lavoro e famiglia, in particolare parla degli 11 milioni di rifugiati bambini.

È Vittorio a concludere la puntata, con una frase dal forte impatto emotivo: “Aiutare chi è più in difficoltà di voi, può solo fare di voi una persona migliore.”

Un Posto al Sole parla di migranti, tra le polemiche del web

La pagina facebook della fiction si è immediatamente acceso di commenti. Molti hanno criticato Un Posto al Sole per questa ‘propaganda di sinistra’, o anche ‘propaganda sugli extracomunitari’, parlando di ‘messaggi subliminali’ che, secondo i commentatori, la soap si potrebbe ‘anche risparmiare’.

Tra i vari commenti avvelenati, però, anche molte persone che invece hanno apprezzato questa puntata e il coraggio de Un Posto al Sole di schierarsi.

Schieramento, però, che non è voluto, o comunque non del tutto. La scelta della puntata, secondo le parole del capo degli scrittori della soap, Paolo Terracciano, non era affatto politica. Le storie vengono scritte con mesi d’anticipo e non possono quindi seguire eventi politici che si sviluppano e a volte si risolvono nel giro di pochi giorni.

Il tempismo è quindi del tutto coincidenziale, ma non lo è il desiderio degli scrittori della soap, d’altronde mai nascosto, di unire ad uno sceneggiato per famiglie e sulle famiglie degli spunti di riflessione basate su tematiche sociali che, d’altronde, fanno parte della quotidianità di noi tutti.