Pompei, dopo il recente restauro riapre Casa dei Vettii

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Pompei, nel giorno di San Valentino una visita speciale

Dopo un recente restauro riapre la Casa dei Vettii, uno dei massimi esempi dell’arte romana del I secolo d.C., a Pompei.

Quello della domus dei Vettii è probabilmente il più importante tra i recenti restauri a Pompei. Non solo perché rende fruibile a distanza di venti anni dalla sua ultima apertura totale la casa forse più conosciuta del più conosciuto sito archeologico al mondo. Non solo perché riporta a nuovo splendore un apparato decorativo tra i più belli e coerenti degli scavi. Ma soprattutto perché riguarda il complesso abitativo per intero, come non era mai accaduto prima.

“Pompei è il luogo in cui si percepisce il valore di quell’unicum che è la cultura italiana”, ha detto il ministro della Cultura, Sangiuliano, al taglio del nastro questa mattina.

Scavata tra il 1894 e il 1896, la Casa dei Vettii, che costeggia il vicolo che da lei prende il nome, nella Regio VI, rappresenta uno dei massimi esempi dell’arte romana del I secolo d.C., grazie soprattutto al suo eccezionale corredo di affreschi, risalente all’ultima fase della pittura parietale pompeiana. Oltre agli affreschi e le decorazioni, che rappresentano miti greci e figure mitologiche greche, la casa è famosa per le sculture marmoree e bronzee che adornavano il peristilio.

La domus apparteneva a Aulus Vettius Conviva e Aulus Vettius Restitutus, probabilmente due liberti, ovvero ex schiavi a cui era stata concessa la manomissione, cioè l’affrancatura, divenuti poi ricchi con il commercio del vino. A testimoniarlo, il ritrovamento di due loro anelli con funzioni da sigillo. Probabilmente avevano acquistato una dimora di origini più antiche, come testimoniano due capitelli a forma di dado nell’impluvium in tufo, ma l’avevano ristrutturata e arricchita con opere d’arte del IV stile, per poi affrontarne un secondo rimaneggiamento dopo il terremoto del 62 d.C., concluso invece dal seppellimento dell’intera struttura sotto una coltre di cenere e lapilli nel 79 d.C. per l’eruzione del Vesuvio.

Chiusa nel 2002 per interventi urgenti di restauro e messa in sicurezza delle coperture, la domus fu parzialmente riaperta nel 2016, per essere di nuovo preclusa ai visitatori nel 2020 per una ultima fase dei lavori che hanno previsto un rifacimento completo delle coperture, il restauro degli affreschi, in molte parti divenuti quasi illeggibili a causa dell’applicazione di cera in passato, e di pavimenti e colonnati. La casa dei Vettii è stata dotata anche un sistema innovativo di illuminazione a led, per un risparmio di energia e una maggiore qualità visiva degli affreschi e delle cromie, evitando il danneggiamento delle pitture. Ripristinato anche il giardino con specie antiche.

Superato il portone di accesso, la casa presenta un vestibolo e due atri, uno di tipo tuscanico con impluvio e pavimentazione modesta ma arricchito da due casseforti in bronzo e decorate, attorno al quale insistevano diverse stanze; e un secondo, cui si accede da un corridoio che aveva anche la scala di accesso al piano superiore, nel quale si apriva il quartiere servile. Accanto allo stipite destro della porta, verso il primo atrio, la vista di chi entra vien subito attratta da una figura di Priapo che, con il suo membro gigantesco pesato su una bilancia che nell’altro piatto ha una borsa piena di denaro, doveva indicare la prosperità e la ricchezza degli abitanti della casa.

Il più noto complesso pittorico della casa si trova nell’oecus (salone) che si apre sul portico settentrionale del peristilio. Nella zona superiore delle pareti, riccamente decorate, poeti sono circondati da Muse, Menadi e Satiri musicanti; nella zona mediana candelabri e tripodi in oro scandiscono pannelli decorati con coppie di figure in volo. Sullo zoccolo sono raffigurate sacerdotesse, Amazzoni, menadi e satiri al di sopra dei quali si aprono quadretti con scene di sacrificio a Diana e psychai che raccolgono fiori.

Ma le scene più peculiari, che danno il nome alla sala, sono quelle del fregio dipinto al di sopra dello zoccolo. Una lunga teoria di Amorini intenti alle più diverse attività e mestieri: fiorai e venditori di corone, fabbricanti e commercianti di profumi, orefici e cesellatori, fulloni, panettieri e vendemmiatori, dove quest’ultimi fanno da preludio al trionfo di Dioniso. Il clima è giocoso e spesso gli Amorini sono rappresentati in divertenti competizioni.

Una zona appartata venne chiamata dall’archeologo Amedeo Maiuri il gineceo, poiché la sua posizione rimandava a quegli spazi delle case di età greca destinati agli appartamenti femminili; si tratta di due stanze finemente decorate, che si affacciano su un giardino porticato e dotato di vasca. In particolare, nel triclinio è rappresentata la scena in cui Auge, sacerdotessa di Atena, intenta a lavare il sacro peplo della dea, viene sorpresa e sedotta da Eracle ebbro. Da questa unione nascerà Telefo. Particolarmente suggestivo è il peristilio a diciotto colonne che circondava il giardino, arricchito da sculture adibite a fontane, dotate di un sistema giochi d’acqua.

Qui gli affreschi rimandano a Dioniso e al suo seguito, secondo modelli iconografici di tradizione ellenistica. Lungo il portico e tra le colonne s’incontrano il dio, un Satiro con otre, due puttini in bronzo che sorreggono anatre, due eroti con le mani legate, un bambino seduto a terra con coniglio, un Satiro con anfora. Infine, una figura di Pan e una di Priapo che, caduti in disuso perché danneggiati, furono relegati nella cucina.

A completare il ricco giardino, erano mense, tavolini, vasche in marmo a cui si aggiungono due pilastrini con doppie erme: su di uno Dioniso e Arianna, sull’altro un Sileno e una menade. Le sculture trovate sono state rimosse e conservate all’Archeologico di Napoli, e ne sono state effettuate copie, oggi collocate lungo i lati del portico. Altra stanza molto conosciuta è quella denominata Erotica, adiacente all’ambiente del larario che apre il quartiere servile.

Per la sua decorazione con quadretti ‘a luci rosse’, si è ipotizzato che servisse per la prostituzione, ipotesi che sembra trovare riscontro nel rinvenimento, sulla parete sinistra del vestibolo, di un’iscrizione in cui una donna di nome Eutychis, “greca e di belle maniere”, veniva offerta per due assi (Eutychis Graeca a(ssibus) II moribus bellis).

Per documentare il complesso intervento di restauro che ha interessato questo edificio iconico di Pompei è stato realizzato il documentario Eterna Pompeii. Il restauro della casa dei Vettii che sarà in esclusiva gratuita su itsart.tv a partire da oggi.