Dopo le ultime interviste in merito al Decreto Sblocca-Italia del Ministero Lupi la crisi del Porto di Napoli sembrava essere risolta, preannunciando una ripresa nei profitti e nell’efficienza infrastrutturale generale. Niente di tutto questo è in realtà e a dirlo è lo stesso commissariamento Karrer, il quale lamenta bizantinismi burocratici, ostruzionismo da parte di forze politiche esterne e, soprattutto, dei funzionari della Regione Campania. In base a quanto il commissario Karrer ha divulgato, nel periodo della sua attività a Napoli, è stato rallentato e boicottato da una serie di contrasti. Tutto sembrava possibile, afferma Karrer all’intervista esclusiva con Repubblica, ma in verità si è rivelato tutto un enorme sfacelo.
La condizione del Porto di Napoli è gravissima, “drammatica”, e non sembra regredire, stando a come attualmente le cose continuano ad essere. Il commissario delle autorità portuali denuncia che non è scontata la riconferma da parte sua per l’ufficio che lo impegna se il ministero dovesse chiedergli una proroga di 6 mesi affinché venisse a capo della questione. Karrer è avvilito ma non si sbottona su nomi e riferimenti precisi. Le sue lamentele sono oscure allusioni fin quando quando non si parla delle “antenne”, dei galoppini di guardia ad interessi rimandanti la presidenza Caldoro e la Regione Campania.
Le concessioni che sono state operate in questi anni sono a dir poco fantasiose, molti ritengono che le infrastrutture pubbliche del Porto siano proprietà privata di signorotti locali e, molto probabilmente, se le cose non dovessero cambiare nulla seguirà agli annunci e ai proclami di grandi progetti di risanamento.
Rivela il commissario Karrer che massima disponibilità è stata offerta dal Comune di Napoli, i rapporti con Confindutria, la Camera di Commercio e la Provincia di Napoli sono buoni, ma il problema sembrerebbe il governo regionale.
Il Porto di Napoli necessità di una razionalizzazione, di un’aumento d’efficienza dell’organico (che di per sé è il 40% in meno rispetto a quello che dovrebbe essere) e il totale stravolgimento del progetto di riqualificazione del Porto del precedente commissario Angrisano.
In conclusione il Porto sta per cadere e non per la crisi economica mondiale ma per una volontà politica, più propensa a difendere gli interessi di pochi che quelli pubblici.