Arte, cultura, musica e turismo sono gli ingredienti principali del premio letterario “Bruno Miselli”, ideato da Nina Miselli, per ricordare l’impegno del papà in campo culturale. Anche la quinta edizione 2021 è stata un successo di pubblico e attenzione dei media e la cerimonia finale di premiazione si è svolta il 28 agosto a Piedimonte Matese, (CE). Il premio alla memoria è andato alla signora Liliana Manfredi Del Monte. Durante la serata, trasmessa in diretta streaming, è stata premiata con questo importante riconoscimento. Liliana Manfredi Del Monte è una superstite dell’eccidio della Bettola, sull’Appennino reggiano, avvenuto il 24 giugno 1944, durante il quale vennero uccisi 32 civili. Un momento molto emozionante e intenso che ha suggellato un gemellaggio tra due paesi, quello di Piedimonte Matese e quello di Quattro Castella, provincia di Reggio Emilia. Quindi in questo paese il 5 settembre il sindaco Alberto Olmi ha consegnato la targa a Liliana Manfredi Del Monte. Durante la cerimonia è stato ricordato quel terribile giorno in cui i tedeschi hanno sterminato gli abitanti della frazione La Bettola.
Un premio ampiamente meritato perché la Signora ha rappresentato il coraggio della resistenza, la speranza di credere in un futuro migliore per l’Italia e gli italiani, nonostante le feroci rappresaglie dei tedeschi. La superstite ha raccontato cosa è stato quello sterminio e come pochi, solo grazie alla propria forza di volontà, si sono salvati, tra cui lei. La storia raccontata dalla sua viva voce. Era una ragazzina Liliana ed ebbe la prontezza di gettarsi da una finestra per salvarsi. Ma fu ripresa e gettata in una stalla incendiata. Il destino ha voluto che si salvasse per raccontarlo a noi del nuovo secolo. Una testimonianza lucida. Una donna che tutt’oggi si mantiene bene e con naturalezza ha raccontato quell’eccidio che ha vissuto e le atrocità di cui sono stati capaci i nazisti, una volta abbandonati in guerra dall’Italia.
Il Sindaco di Quattro Castella si è sentito onorato di aver consegnato alla Signora Del Monte questo premio. La memoria non muore mai e ci deve sempre accompagnare ogni singolo giorno della nostra vita.
In seguito al fallito tentativo di far saltare il ponte in muratura nei pressi della Bettola, da parte della Squadra Sabotatori, un automezzo tedesco proveniente da Casina sopraggiunse sul posto per impedire ai partigiani di compiere la definitiva distruzione. Ne seguì uno scontro a fuoco durante il quale morirono diversi tedeschi ed i partigiani Enrico Cavicchioni, Pasquino Pigoni, Guerrino Orlandini. La reazione dei tedeschi fu immediata. Il combattimento era avvenuto verso le 22,30 del 23 giugno 1944 e già alle 23,15 partirono da Casina, autotrasportati, circa 50 dei 140 uomini del presidio della gendarmeria tedesca. La rappresaglia iniziò verso le ore 1 del giorno 24.
I tedeschi circondarono cautamente alcune case situate nei pressi del ponte e fecero irruzione nella casa di Liborio Prati e Felicita Prandi, due vecchi di 70 e 74 anni, li uccisero insieme alla loro figlia Marianna. La casa venne poi depredata ed incendiata. La bambina undicenne Liliana Del monte si gettò da una finestra per salvarsi, ma fu ripresa e gettata in una stalla che bruciava, riuscendo però miracolosamente a sopravvivere. A questo punto i nazisti passarono alla locanda della Bettola, dove per mezzo di un interprete, si fecero aprire la porta dall’oste Romeo Beneventi. Fecero uscire le donne, i bambini e gli uomini, radunandoli in parte nel garage dell’albergo ed in parte dietro la casa.
I primi furono mitragliati, poi ricoperti da tronchi d’albero, cosparsi di benzina e dati alle fiamme per incenerirne i cadaveri. Coloro che invece erano stati radunati dietro al grosso fabbricato, vennero trucidati a bastonate e a colpi di pistola, quindi gettati anch’essi nel rogo insieme agli altri. Tra loro fu arso vivo Piero Varini, un bimbo di appena 18 mesi.
La furia omicida dei tedeschi, non ancora sufficientemente appagata, investì anche due giovanissime donne, prima violentate, poi uccise e infine arse nel fuoco. Riuscirono a salvarsi l’oste, alcuni carrettieri nascosti in cantina e un giovane renitente, rifugiatosi nel solaio.
Alla fine furono 32 i morti, in gran parte impiegati sfollati dalla città, braccianti, carrettieri di passaggio, studenti e scolaretti in tenera età, uomini e donne di età compresa tra i 5 ed i 74 anni.
Se a Cervarolo i tedeschi avevano massacrato soltanto gli uomini, alla Bettola non venne risparmiato nessuno, né le donne, né i bambini.
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