Sabato 15 febbraio a Villa di Donato la presentazione del libro “A casa do’ Barone”

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Avrà luogo sabato 15 febbraio, la presentazione del libro, edito da Marchese Editore, “A Casa do’ Barone”. A presentare il libro con le autrici vi sarà il professore Giuseppe Merlino

Sarà presentato al pubblico sabato 15 febbraio 2020, alle ore 18, a Villa di Donato il libro “A Casa do’ Barone”, edito da Marchese Editore. L’edizione è frutto di un progetto condiviso atto a raccontare uno spaccato della storia di Sant’Eframo, antico borgo del Centro Storico di Napoli poco conosciuto, attraverso la storia di Villa di Donato, ex casino di caccia borbonico che proprio nelle sue sale ospita la presentazione. Alla raccolta di fotografie inedite provenienti dagli archivi privati, testimonianza della trasformazione sociale ma anche urbanistica del borgo e della casa, si uniscono il racconto di Armida Parisi (“La Parola Magica”), la ricostruzione storiografica di Rossana Di Poce ( “Il Casino di Caccia di Sant’Eframo Vecchio”) e una riflessione artistico-filosofica di Chiara Reale (“Infinito è il tempo dell’Arte”). Chiude la piccola edizione la postfazione di Patrizia de Mennato, Padrona di Casa, che ha portato la dimora ad una fruizione pubblica attraverso una ricca e ricercata rassegna culturale.

 

A Casa do’ Barone, letture teatralizzate affidate alle attrici Anna Maria Ackermann e Gea Martire

A presentare il libro con le autrici vi sarà il professore Giuseppe Merlino, mentre alcune letture teatralizzate saranno affidate alle attrici Anna Maria Ackermann e a Gea Martire. Il mito del Monaciello, presente in ogni casa antica che si rispetti, sarà evocato da Mauro Giancaspro.

Conosciuta appunto come ‘A Casa do’ Barone, la Villa fu edificata sul finire del 700 rimanendo proprietà della stessa famiglia sino ai giorni nostri. La sua peculiarità, come quella dell’area in cui sorge, nel quartiere di San Carlo all’Arena, è quella di esser stata un esempio, se non unico molto raro, di resistenza agricola alla pressante corsa all’urbanizzazione. “Un vero Paradiso terrestre tra boschi e colline che salivano attraverso antichi tracciati verso la Reggia di Capodimonte. Un luogo interessante per chi voleva condividere il passatempo preferito di re Ferdinando IV: la Caccia.” Così viene inquadrato il borgo di Sant’Eframo da Rossana Di Poce nel suo testo.

‘A Casa do’ Barone rimase attaccata alla sua attitudine agreste fino agli anni ’70, quando la costruzione della tangenziale non tagliò a metà la proprietà, determinando definitivamente la transizione da villa di campagna a residenza in città.

 

‘A Casa do’ Barone, la postfazione di Patrizia de Mennato

Con molto orgoglio rivendico la mia educazione in campagna. Quello che oggi i bambini assaporano e sbocconcellano artificialmente, andando in visita agli “agriturismo”, o facendo esperienza di impastare le pizze grazie alle esperienze didattiche che cercano di risarcirli di quanto non hanno mai conosciuto, erano, invece, per noi la quotidianità” scrive Patrizia de Mennato nella postfazione. Ma Villa di Donato era anche molto altro. Luogo pieno di fascino e mistero, impreziosito da affreschi e fregi neoclassici, è oggi aperto a tutte le arti grazie a una raffinata rassegna di musica, teatro e performance. Ed è dal connubio fra arte e storia che nasce, proprio in questo luogo, una differente percezione dello scorrere del tempo. “Il tempo che passa quindi si ferma una volta arrivato al cospetto dell’arte. […] Per Villa di Donato, così come per l’arte, il tempo non è mai esistito, le vicende umane da essa ospitate si sono sovrapposte le une sulle altre come carte appartenenti al medesimo mazzo” scrive a tal proposito Chiara Reale.

Alla storia della Villa, Armida Parisi nel suo racconto d’invenzione sovrappone la mitologia napoletana narrata da Mauro Giancaspro: nessun posto sarebbe miglior rifugio per il Monaciello, fantasma dispettoso ma benigno che ricorre nelle leggende legate alla tradizione partenopea. “Lo vedi quell’armadio là in fondo? Era pieno di biancheria ricamata. C’era un bel profumo là dentro. Io mi ficcavo là dentro e mi facevo lunghe dormite. Però poi mi svegliavo perché arrivavi tu a prendere le lenzuola e io me ne andavo in giro per la villa: mi mettevo a sentire gli inciuci delle serve in cucina e mi divertivo a farle arrabbiare” racconta il Monaciello alla fedele cameriera ‘ Ngliuliné nel racconto “La parola Magica”.

‘A Casa do’ Barone
Villa di Donato e il borgo di Sant’Eframo vecchio

Rossana Di Poce, Armida Parisi, Chiara Reale
postfazione di Patrizia de Mennato
(Marchese Editore)

Presentazione del libro
Sabato 15 febbraio 2020, ore 18

Villa di Donato – Piazza S. Eframo Vecchio, Napoli