di Giuliana Gugliotti
Un guscio d’uovo, uno di noce. Una valva di cozza, una conchiglia, l’interno di un piccolo seme. Sono questi gli alloggi prediletti da don Antonio Esposito per dare sfogo alla sua arte: creare presepi in miniatura. Oggi i suoi lavori vengono raccolti, per la prima volta e come era suo volere, in una expo personale, al Museum Shop di piazzetta Nilo, per ricordare il prete di Castellammare di Stabia maestro della micro-miniatura.
Da pochi centimetri a soli cinque millimetri: queste le grandezze dei presepi realizzati dall’artista che a quest’attività ha dedicato oltre 3o anni de la sua vita, realizzando quasi quaranta micro presepi. C’è tutto in queste piccole, grandi opere d’arte: casette di pochi millimetri, arbusti di fili di muschio, pastori di pochi millimetri, una sacra famiglia che, negli esemplari più piccoli, è un insieme di macchie di pittura incrostata. Ma non per questo meno dettagliata. Un “cosmo intero” prende vita in queste miniature che racchiudono, in uno spazio così piccolo, difficile da percepire ad occhio nudo, “il miracolo più grande dell’universo”.
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Questa è l’impressione che la visione dei micro-presepi lascia in chi li ammira, che si tratti di un visitatore occasionale o di chi ha avuto l’opportunità di conoscere e apprezzare da vicino il lavoro di don Antonio. Come il nipote, Isidoro Calò, curatore della mostra e nominato responsabile dell’intero patrimonio artistico lasciato da don Antonio, e la pronipote, Manuela, che dei giorni trascorsi con lo zio ha un ricordo commosso:
“Ricordo le sue mani minute, gli occhi da bambino, lucidi, non soltanto per l’emozione che sempre la natività gli suscitava, ma anche per la concentrazione e lo sforzo che profondeva nel curare ogni dettaglio“. Un’attenzione al particolare che facilmente lo faceva stancare: gli occhi si affaticavano, iniziavano a lacrimare per lo sforzo di mettere a fuoco particolari così piccoli, costringendolo a interrompere il lavoro di frequente. Eppure don Antonio non si arrendeva, lasciava trascorrere del tempo e poi ricominciava a creare, ispirato dal fuoco sacro dell’arte e della fede che, da sacerdote, nutriva nei confronti della natività.
Per portare a termine ciascun presepe occorrevano diversi anni di lavorazione; una collezione che conta oggi 39 pezzi, molti dei quali visibili solo attraverso una lente di ingrandimento, lo stesso strumento che don Antonio utilizzava per lavorare, con pazienza e tanta dedizione, da sempre affascinato dal miracolo della nascita di Cristo.
“Lui era molto vicino ai bambini” racconta Manuela. Per questo forse don Antonio era tanto legato alla scena della natività, al punto da volerla proteggere, rimpicciolendola e nascondendola in gusci, piccole scatole o anforette, da un “malevolo sguardo”. “Lui stesso – continua la pronipote – quando era intento al lavoro, ritornava bambino, lo sguardo gli si accendeva di quello stupore che purtroppo crescendo si perde“. Ma le miniature di don Antonio, oggi ricordato come un mago della miniatura e del Natale, non possono che far sorridere di quell’antico stupore anche i più scettici e cinici.
La mostra, organizzata dall’associazione Teatro Kostja Treplev e patrocinata dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli, sarà visitabile al Museum Shop di piazzetta Nilo fino al 7 Gennaio. Ingresso libero. Per riscoprire, da un “minuscolo” punto di vista, la magia del Natale.
24 novembre 2013