di Francesco Cava
Ancora una volta al centro della scena e sotto i riflettori dei mass media c’è Mario Balotelli, valutato dalla maggior parte delle persone non più per il suo talento calcistico quanto per i comportamenti estrosi e spesso irrispettosi dell’attaccante rossonero.
Questa volta a ledere ancor di più l’immagine del calciatore di origini bresciane è don Aniello Manganiello, prete impegnato nella lotta alla camorra.
Il prete ha voluto sottolineare la gravità, in un’intervista ai microfoni di Radio 24 ,del tweet di Mario Balotelli in occasione della partita di qualificazione ai mondiali del 2014, dove il calciatore ha dovuto vestire non solo la maglia azzurra ma anche quella di simbolo anticamorra, scelta mediatica più che del calciatore stesso. Balotelli su twitter spiegava di non sentirsi un simbolo nella lotta contro la camorra ma di essere lì solo per giocare a calcio.
Le parole di Balotelli hanno scatenato la furia e l’indignazione del prete che ha dichiarato: “Mi chiedo se Balotelli abbia ancora il diritto di giocare in Nazionale; vogliamo che chi gioca con l’Italia abbia le idee chiare, chiunque deve essere un simbolo anticamorra perché è una di quelle organizzazioni criminali che hanno tolto al sud la possibilità di decollare”.
Don Aniello Manganello ha sostenuto con vigore l’idea che i calciatori dovrebbero sentire la responsabilità e la pressione di incanalare le persone, che li adorano e divinizzano, verso la giusta strada. Torna quindi sul tweet di Balotelli affermando: “Dire delle cose di questo genere significa smontare il lavoro che noi facciamo per veicolare la legalità e il rispetto delle regole”.