È morto nella sua abitazione nel provincia di Viterbo, Carmine Schiavone, ex boss dei Casalesi, a lungo collaboratore di giustizia.
Morto Carmine Schiavone, con lui muore il testimone mai ascoltato dello sversamento di rifiuti tossici
Muore il pentito, famoso per essere stato uno dei collaboratori di giustizia più preziosi ma meno ascoltati. La causa ufficiale del decesso sarebbe un infarto. Era ricoverato da qualche giorno per essere caduto dal tetto di una casa, gli effetti schiacciamento di una vertebra. Stava per essere dimesso quando poi è sopraggiunto un infarto, che ne ha causato la morte.
Fu a suo tempo amministratore e consigliere del clan dei casalesi sotto il predominio dell’era di Sandokan, di cui ne era il cugino. Diplomato in ragioneria, Schiavone si fece spazio nel ramo delinquenziale della famiglia. A dare notizia del decesso, SkyTg24. Da alcuni anni era uscito dal programma di protezione per i pentiti.
Negli anni le sue dichiarazioni sono state fondamentali per il ritrovamento di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici interrati nell’area tra Napoli e Caserta, la cosiddetta terra dei fuochi. Tali dichiarazioni, rese di fronte alla Commissione presieduta da Massimo Scalia nell’ottobre del 1997, avrebbero anticipato di anni le ricostruzioni sull’illegale trattamento dei rifiuti industriali delle tante aziende del Nord Italia.
Testimonianze e dichiarazioni sottovalutate da giudici e politica
Le testimonianze rese sulla presenza di rifiuti tossici sarebbero state sottovalutate sia dalla magistratura in quante non completamente attendibili, sia dalla politica che avrebbe colpevolmente ignorato la gravità delle rivelazioni del pentito Schiavone. Carmine Schiavone nel 2013 durante alcune interviste aveva ricostruito gli accordi tra clan dei Casalesi e pezzi della politica e dell’imprenditoria per l’interramento illegale di rifiuti tossici in Campania. A fare scalpore furono sia le dichiarazioni ma anche il fatto che l’ex collaboratore le avesse già fornite alla magistratura tra il 1993 e il 1997. E’ di quegli anni la sua profetica dichiarazione: “Tra vent’anni tutti morti di tumore”
Schiavone viveva da diversi anni in una località protetta insieme ad un figlio e alla moglie, con una nuova identità ed aveva concluso il programma di protezione e aveva terminato di scontare la reclusione domiciliare. Le sue interviste hanno avuto un forte impatto sull’opinione pubblica, soprattutto dopo la desecretazione dell’intero verbale della sua audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti, in cui aveva fornito l’elenco completo degli automezzi, con targhe e nomi degli autisti, utilizzati tra la fine degli ’80 e l’inizio degli anni ’90.