Porto di Napoli: Caldoro nega le accuse di Karrer e rilancia

Caldoro nega le accuse di ostruzionismo e boicottaggio del Commissario del Porto di Napoli. Al centro degli interessi della Presidenza è ora invece il condono regionale a partire dalla città di Napoli?

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In seguito alle gravi dichiarazioni del Commissario straordinario per il Porto di Napoli Karrer, tra le quali ricordiamo le accuse di bizantinismi e ostruzionismo da parte di funzionari regionali e della Presidenza regionale Caldoro interessati a difendere più gli interessi privati che quelli dello Stato, il Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro nega tutto e rilancia la riqualificazione del Porto di Napoli come sua esclusiva iniziativa di governo. In altre parole il Presidente della Regione sottolinea come egli vada ringraziato e onorato e non accusato di un conflitto di interessi. 

Il Porto di Napoli ha a disposizione un finanziamento di 152 milioni di euro per ovviare ai lavori di ammodernamento e sviluppo infrastrutturale e l’attuale piano regolatore è inserito totalmente all’interno di questa progettualità. Non esistono boicottaggi e ostruzionismo e le linee regionali sono a totale servizio della collettività. Ciò che va cambiato non è il Piano regolatore inerente al Porto ma il Piano urbanistico della città di Napoli; inoltre «se oggi si parla tanto di portualità e del porto di Napoli è perché, per la prima volta, la Regione Campania, supplendo anche alle carenze di indirizzi nazionali in materia, ha scelto di puntare su questo assetto strategico per creare sviluppo ed occupazione».

In base alle dichiarazioni del Presidente della Regione Campania è come se le allusioni del Commissario Karrer fossero state figlie di pseudologie e chimere. La più alta carica per la riqualificazione del Porto di Napoli sogna ostruzionismi che non esistono e parla di boicottaggio quando non vi sono riscontri. Eppure i problemi ci sono, ma il Presidente della Regione non accusa il precedente Commissario Angrisano ma il Piano urbanistico della città.

Secondo il Commissario Karrer il Porto di Napoli è in balia di interessi privati e politici di alto lignaggio. I sospetti del Commissario Karrer sembrano rimandare all’Amministrazione Caldoro.

Dopo le ultime interviste in merito al Decreto Sblocca-Italia del Ministero Lupi la crisi del Porto di Napoli sembrava essere risolta, preannunciando una ripresa nei profitti e nell’efficienza infrastrutturale generale. Niente di tutto questo è in realtà e a dirlo è lo stesso commissariamento Karrer, il quale lamenta bizantinismi burocraticiostruzionismo da parte di forze politiche esterne e, soprattutto, dei funzionari della Regione Campania. In base a quanto il commissario Karrer ha divulgato, nel periodo della sua attività a Napoli, è stato rallentato e boicottato da una serie di contrasti. Tutto sembrava possibile, afferma Karrer all’intervista esclusiva con Repubblica, ma in verità si è rivelato tutto un enorme sfacelo.

La condizione del Porto di Napoli è gravissima, “drammatica” e non sembra regredire, stando a come attualmente le cose continuano ad essere. Il commissario delle autorità portuali denuncia che non è scontata la riconferma da parte sua per l’ufficio che lo impegna se il ministero dovesse chiedergli una proroga di 6 mesi affinché venisse a capo della questione. Karrer è avvilito. 

Le concessioni che sono state operate in questi anni sono a dir poco fantasiose, molti ritengono che le infrastrutture pubbliche del Porto siano proprietà privata di signorotti locali e, molto probabilmente, se le cose non dovessero cambiare nulla seguirà agli annunci e ai proclami di grandi progetti di risanamento.

Il Porto di Napoli necessita di una razionalizzazione, di un’aumento d’efficienza dell’organico (che di per sé è il 40% in meno rispetto a quello che dovrebbe essere) e il totale stravolgimento del progetto di riqualificazione del Porto del precedente commissario Angrisano.

L’unico problema ora è che il Porto sembra essere l’unico spettatore di questa diatriba tra Karrer e Caldoro. Come in altri tempi e situazioni si lascerà una struttura pubblica a se stessa o si avvieranno indagini giudiziarie tempestive a chiarimento di questa pericolosa situazione?

Chi ha torto o ragione? Il Commissario Karrer o il Presidente Caldoro? Cosa centra il Piano di riqualificazione del Porto con il Piano urbanistico della città? Si vuole con la rivisitazione di quest’ultimo salvare l’attuale andazzo portuale (e i relativi interessi) e con esso “mettere le mani” su altri temi caldi come il piano urbanistico?

Possibile che il Presidente Caldoro vuole modificare il Piano regolatore della città, ignorando quello portuale, per bypassare la bocciatura della sua proposta di condono regionale?

Possibile che il Porto di Napoli diventi una materia di scambio per interessi ulteriori?