Tipica Roma della stagione in corso, bella e grintosa nel primo tempo, spenta e distratta nella ripresa. Di contro un’Inter con tante assenze riesce invece a portare a casa un risultato che fa comunque ben sperare per il ritorno. La partita è molto simile al posticipo dell’ultima giornata di campionato, stesso canovaccio nei due gli atti di questa prima semifinale di Coppa Italia. Quasi andato lo scudetto, è una sfida che sa di rivincita in una stagione per entrambe altalenante.
I giallorossi padroni del campo sembrano avere in Piris un’arma in più. Sono suoi i cross che fanno sembrare i nerazzurri presenti solo per essere presi a pallate: prima al 13′ pesca Florenzi che stacca più alto di tutti insaccando, poi assistito da Totti la mette sulla capoccia di Destro (al secondo goal consecutivo in Coppia Italia) che firma al 33′ il 2-0. Roma che fallisce addirittura il colpo del k.o. poco dopo con l’ex Siena che colpisce il palo su un tiro cross dove Handanovic arranca. Ma, come già anticipato, è la solita Roma: una punizione battuta a sorpresa da Cambiasso pesca Palacio troppo solo che realizza il pesante 2-1.
Stramaccioni corre ai ripari, e schiera l’inter a 4 dietro nella ripresa, inserendo Nagatomo al posto di Obi. La squadra di Zeman, che non cambia, sembra scarica e soffre la nuova predisposizione dei nerazzurri, che fanno quadrato non concedendo spazi. Poi si infortuna anche Marquinhos, sostituito da Castan, ed è segno infausto che annuncia lo spegnersi della Roma. Piris per poco al 69′ non regala il pareggio, consegnando la palla a Palacio davanti a Stekelenburg, ma l’argentino sorpreso spreca. Solo Totti crea un occasione con un tiro velenoso, ma la più ghiotta è di Alvarez che, entrato nel finale, semina il panico in area ma si vede negare il goal da Perrotta sulla linea.
Stramaccioni può dirsi soddisfatto, per Zeman di positivo c’è una vittoria, la prima del 2013, ma anche il negativo: un goal subito in casa e i soliti pasticci difensivi delle squadre del boemo. Il ritorno, alla Scala del calcio, il 17 aprile.
Giancarlo Manzi
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