Nel processo d’appello, il legale Saverio Senese, ha affermato che non vi è alcuna prova che il comandante Schettino abbandonò la nave, che invece “esiste la prova contraria, e cioè che lui si adoperò per aiutare i 40 passeggeri su una lancia, per non farli morire mentre la nave si abbatté di 90 gradi andando quasi a schiacciare il mezzo di salvataggio”.
Schettino, condannato in primo grado a 16 anni di carcere, secondo il suo legale, ha subito un atteggiamento di chiusura da parte dei giudici, sostenendo che “l’accusa di abbandono della nave è un aspetto scandaloso di come è stata enfatizzata la vicenda”. “Schettino fece tutto quello che poteva fare e andava fatto – aggiunge il legale – la nave avrebbe schiacciato tutti, Schettino si gettò sul tetto di una lancia e lui stesso la sganciò dalla Concordia in tempo per allontanarsi”.
L’avvocato di Schettino, assente in sala, ha poi aggiunto che il comandante non commise reato di abbandono e che ci sono “tre testimoni che hanno dichiarato che sul fianco sinistro non c’era più nessuno”. “E quando Schettino salì al ponte 11 usò una scala interna da cui non si può vedere la gente al ponte 4 sul lato sinistro. Inoltre il vento soffiava su una fiancata della nave e quindi Schettino non poteva sentire le voci”, ha infine aggiunto.
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