di Anna Adamo
Alessandra Matteuzzi è stata uccisa a martellate, dal suo ex compagno, diventando così l’ ennesima vittima della furia omicida di un uomo senza scrupoli.
Ciononostante, non è una vittima come le altre.
Lei è stata uccisa due volte.
É stata uccisa dai commenti, da chi dice che, visto il suo aspetto fisico e le foto pubblicate sui social, è evidente se la sia cercata.
Assurdo anche solo pensarla, una cosa del genere, eppure, quando una donna perde la vita per mano dell’ uomo che diceva di amarla,la si ripete ogni volta.
La si ripete, perché è l’ unica spiegazione che si può dare a certi avvenimenti.
Perché, permette di omettere la verità.
Si, perché la verità è che se episodi del genere si verificano ancora oggi, quello che è stato fatto per contrastare la violenza di genere non basta.
Non basta fare le leggi e neanche applicarle.
Bisogna agire sulla mentalità di ciascuno di noi, promuovendo e diffondendo la cultura del rispetto.
Una persona che rispetta se stesso, è una persona che rispetta anche gli altri. Se non si comprende questo, non si può di certo pretendere che le cose cambino.
E non si può neanche pretendere che dinanzi ad una donna uccisa si faccia silenzio e non le si attribuiscano colpe che non ha.
Ebbene si, è questo che bisogna fare dinanzi ad una donna uccisa, silenzio.
O forse, se proprio si vuole far qualcosa, bisogna chiedersi cosa si sarebbe potuto fare per evitare che ciò avvenisse e cosa si può fare per evitare che a nessun’altra donna tocchi la stessa sorte.
Ma, le altre cose che solitamente si dicono, non sono altro che inutili chiacchiere che il vento porta via.
Perché non esistono donne che la morte se la cerchino.
E bisogna combattere affinché smettano di esistere anche donne costrette a sentirselo, ingiustamente, dire.
This post was published on %s = human-readable time difference