Già in un nostro precedente articolo sulla prostituzione omosessuale e transessuale maschile del 28 settembre scorso avevamo argomentato sulla ingenuità (reale o di facciata) delle forze dell’ordine locali che, in seguito a una serie di arresti in Villa Comunale, si chiedevano se la prostituzione omosessuale e transessuale maschile fosse un fenomeno organizzato e irregimentato a livello criminale o se questo coinvolgesse semplicemente persone che salirebbero sui marciapiedi in seguito all’iniziativa individuale.
In base a uno studio meramente cronachistico la prostituzione di questo genere è sempre più o meno organizzata da una razionalità criminale. I marciapiedi in tutte le attività schiavili (dai lavavetri e tergifari all’elemosima rom e nigeriana, dalla prostituzione minorile rom a quella africana, dell’Europa dell’Est e cinese) sono lottizzati e strettamente controllati.
L’ultima esperienza significante di tale questione proviene proprio dai marciapiedi e dalla prostituzione transessuale. In seguito all’esclusione sociale, che più di tutto implica l’impossibilità per questi soggetti di accedere normalmente al mercato del lavoro legale, la comunità transessuale napoletana, una delle più antiche e consolidate d’Europa, conta moltissimi individui arruolati nel mercato del sesso parcellizzato. Come se non bastasse esce “inaspettatamente” fuori che ogni transessuale che batta il marciapiedi (soprattutto quelli del Centro Direzionale, di Gianturco e della Zona Porto) è costretto a versare una quota al caporale della zona. In più si scopre che la maggior parte di questi ultimi sono altri transessuali che con intimidazioni verbali e corporali inducono le povere vittime all’esborso solito di 20 euro a turno.
La referente Arcigay napoletana, impegnata nella lotta per i diritti dei transessuali, Daniela Lourdes Falanga, parla di una prostituzione endemicamente indotta dall’esclusione sociale e di uno sfruttamento criminale organizzato del sesso sui marciapiedi. “Ci sono persone pericolose in giro, persone che costringono altre transessuali a pagare il pizzo per un posto sul marciapiede” afferma Falanga; “Il fenomeno esiste ed è sempre più esteso non solo a Napoli, ma anche ad altre province campane. La novità assoluta in questo momento è che la regia di questo sfruttamento potrebbe essere opera di transessuali, per primi dovrebbero conoscere le discriminazioni, le violenze verbali e fisiche, l’emarginazione sociale di cui ancora oggi sono vittima le persone transessuali” commentano a più riprese i presidenti delle organizzazioni (Associazione Trans Napoli e Arcigay Napoli) Loredana Rossi, Antonello Sannino e Falanga.
L’Associazione Transessuali di Napoli e l’Arcigay napoletana lottano da sempre affinché le istituzioni locali si mobilitino per la “promozione dei diritti di queste persone e oggi lo fanno con rinnovata forza rivolgendosi a chi di dovere affinché si faccia luce sui casi di sfruttamento ed estorsione denunciati in queste ore. Le associazioni napoletane invitano anche le persone transessuali e omosessuali a non pagare gli estorsori e a rivolgersi alle associazioni che forniranno il supporto legale, psicologico e morale, di cui hanno bisogno per denunciare i loro aguzzini anche alla magistratura inquirente”.
Chi sussume realmente a questo genere di attività criminali sfugge alla denuncia, non ha, il più delle volte, il coraggio e la forza di reagire a viso aperto. I transessuali spinti alla maniera peripatetica sono soggettività invisibili, vulnerabili e bisognose di cura e protezione.
Solo in Campania sono più di duemila i transessuali, eppure la cittadinanza stenta a riconoscere socialmente questa realtà limitando i centri di assistenza. L’esperienza di consultorio patrocinato dal Comune di Napoli “Altri luoghi” è terminata, e non più rinnovata, nel novembre 2013, mentre, per ora, solo la coop Dedalus con il suo camper “La Gatta” svolge attività di ascolto. Il fenomeno della prostituzione transessuale e della tratta di questo genere di sesso parcellizzato è originato soprattutto dall’esclusione economica, sociale e politica esistente nella cittadinanza.
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