Un centinaio di tassisti ha manifestato al Centro Direzionale per chiedere la revoca della sospensione della licenza per i tassisti che sono rientrati nella legge che prevede l’annullamento della licenza per coloro i quali abbiano in passato avuto problemi con la giustizia. I tassisti non ci stanno e rilanciano: “Noi non stiamo assolutamente difendendo i delinquenti – ha dichiarato uno dei tassisti scesi in piazza – anzi, noi chiediamo che questi soggetti vengano allontanati. Noi ci stiamo battendo per i nostri colleghi che si sono visti sospendere la licenza per denunce legate a cause di divorzio o per altre piccolezze”.
Alla vista delle telecamere gli animi si sono surriscaldati. Qualcuno, molto animosamente, ha “invitato” i giornalisti ad andare via. Per fortuna dopo qualche attimo di tensione la calma è tornata a regnare nella manifestazione. Alcuni erano sicuramente restii a farsi intervistare, altri invece si sono concessi per lunghe interviste, durante le quali hanno spiegato nello specifico le ragioni che li hanno spinti a manifestare sotto gli uffici della regione. “Io sono stato sposato con una ragazza cubana – dichiara uno dei tassisti per i quali è scattata la solidarietà dei colleghi – e lei mi ha denunciato perché gli ho impedito di portarsi mio figlio a Cuba. Dopo 16 anni di lavoro mi hanno revocato la licenza perché si sono improvvisamente ricordati di questa denuncia pendente e ora sono 20 giorni che non lavoro. Mi metteranno sicuramente – conclude – nella condizione di prendermi una seconda denuncia perché non sono più in grado di versare gli alimenti alla mia ex moglie”.
La questione morale. Tutto ruota intorno alla legge 301 che la regione ha deciso di far scattare per i 13 tassisti su cui pendevano condanne per reati passati in giudicato. I rappresentanti dei tassisti hanno voluto ribadire con veemenza che non intendono difendere i criminali ma che chiedono una maggiore flessibilità nell’applicazione della legge: “Non difendiamo i criminali – dichiara Pasquale Ottaviano del Sitan – oggi siamo qui per un gesto di solidarietà verso 13 padri di famiglia che da oltre 20 giorni non possono lavorare. Siamo qui per chiedere un confronto e stabilire una volta per tutte questa famosa questione morale”.
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