Anche il pane diventa oggetto di psicosi da parte dei consumatori.
Il polverone destato dopo lo scandalo dei forni abusivi gestiti dalla camorra, complice anche la vicenda Terra dei Fuochi, ha messo anche il più semplice degli alimenti sotto accusa. Per arginare il rischio psicosi, l’Associazione Provinciale Libera Panificatori ha registrato il marchio “Pane fresco napoletano”.
Un decalogo “doc” a cui attenersi.
Un modo per rassicurare i consumatori sulla bontà e sulla freschezza dei prodotti acquistati. Solo i panificatori che si atterranno alle rigide regole che saranno stilate in collaborazione con Vincenzo Peretti, docente di Zootecnica generale e miglioramento genetico all’Università Federico II di Napoli potranno ottenere e esporre il bollino.
Il decalogo, da seguire scrupolosamente, riguarderà le modalità di lavorazione, escludendo i prodotti semilavorati, preparati all’estero e surgelati, la certificazione e il controllo degli ingredienti, tutti necessariamente di prima qualità, come lievito naturale o lievito di birra fresco e prodotto in Italia, le modalità di cottura nei forni e ovviamente le norme igienico-sanitarie dei locali di produzione, compresa la raccolta differenziata. “Non vogliamo tutelare un prodotto tipico in particolare – sottolinea Peretti – ma l’intera filiera, provando anche a riattivare un’economia in forte contrazione” dopo le numerose chiusure di esercizi abusivi, che hanno gettato un’ombra sinistra anche sulla qualità dell’alimento tra i più indispensabili sulle tavole dei napoletani: il pane.