Martedì 23 giugno, alle 19.00, sulla pagina fb dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli (https://www.facebook.com/assessoratoallaculturaealturismodelcomunedinapoli/?ref=bookmarks) andrà in streaming una lezione del regista Michele Monetta per un progetto firmato ICRA Project sulla maschera di Pulcinella, in occasione del centenario della rappresentazione a Parigi dell’opera omonima del grande musicista russo Igor Stravinskij con il montaggio e la regia di Lina Salvatore.
Quando nel ‘900 si è cercata una nuova strada nel Teatro, paradossalmente i grandi artefici hanno rivolto lo sguardo alla Commedia dell’Arte. Nel caso specifico l’impresario russo Djagilev suggerì al musicista Igor Stravinskij un’opera di balletto basata sulla figura di Pulcinella. Picasso assorbì i colori della città di Partenope, Stravinskij setacciò le partiture musicali settecentesche di Giovan Battista Pergolesi. I riferimenti furono i canovacci della raccolta Casamarciano e dai quali fu ricavato il balletto di pantomima con protagonista lo stesso coreografo Massine nel ruolo di Pulcinella. Era l’anno 1919. Un anno dopo venne fuori un’opera straordinaria con le coreografie del danzatore russo Massine e con scene e costumi di un giovanissimo Pablo Picasso.
Il 23 giugno l’assessorato alla Cultura e al Turismo propone un appuntamento/evento che vuole celebrare anche qui a Napoli questo anniversario straordinario con una lectio dell’attore e regista Michele Monetta che parlerà, con l’ausilio di ricche immagini iconografiche e rari filmati, degli aspetti storici, antropologici e teatrali della maschera e delle sue caratteristiche infernali, giocose ed eversive.
Michele Monetta è un regista e pedagogo di stampo internazionale; è stato impegnato come docente, attore e regista in Italia, Russia, Polonia, Francia, Svizzera, Spagna, Olanda, Belgio, Lituania, Grecia, Ungheria, Indonesia, Malesia e portando ovunque il suo dettato relativo al Mimo Corporeo, la Commedia dell’Arte Contemporanea e i capisaldi del Teatro del Novecento, quali Mejerchol’d, Artaud, Decroux, Barrault. Ha dedicato gran parte della sua ricerca agli aspetti misteriosi, antropologici e giocosi delle maschere italiane e in particolare del Sud. Ha affiancato il Maestro Roberto De Simone per gli aspetti teatrali e musicali dell’alveo partenopeo, oltre ad aver collaborato col grande coreografo Maurice Béjart per tutto ciò che riguarda la formazione nel Teatro-Danza internazionale al RUDRA Béjart di Losanna ed ha realizzato spettacoli di Commedia dell’Arte a Losanna, Giakarta, Kuala Lumpur, San Pietroburgo, Las Palmas, Herlen, Parigi, Budapest, Strasburgo etc.
”Esperienze culturali e artistiche come questa che vi proponiamo testimoniamo la vitalità della maschera di Pulcinella, la cui origine si perde nella notte dei tempi ma la cui vitalità rinasce ogni volta in ogni nuova lettura, interpretazione, animazione” – dichiara l’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli Eleonora de Majo.
“Io credo che il Teatro abbia in sé la peste. E’ quella di Tebe, è quella esaltata da Antonin Artaud e cioè qualcosa che contamini le nostre banali certezze. Per forza si vogliono trasformare i teatri in luoghi asettici. Cliniche di buona salute. Ciò non potrà mai avvenire. Il teatro di per sé è impuro. E’ un luogo che nei tempi passati andava facilmente a fuoco; il fuoco purificatore. Era il luogo dove durante la rappresentazione il popolo mangiava, parlava, rideva, piangeva, rubava, sputava, puzzava… Il Teatro è, come nella Commedia dell’Arte e in Pulcinella, il luogo dove batteri e virus ci attraversano e dove la morte è la giocosa compagna di giochi. Ricordiamo i fetidi teatri anatomici rinascimentali dove dottori e artisti contemplavano e sezionavano muscoli, organi, viscere…Il Teatro non deve essere il comodo salotto per gente appagata e sazia. Dovrebbe, invece, tornare ad essere un luogo pericoloso e di nudità, un luogo dove “ricrearsi”. Pulcinella è uno spirito psicopompo. E’ un traghettatore di anime. Sulla zattera palcoscenico carica i nostri occhi, anime in pena, e ci porta a far visita nell’oltretomba per incontrare, in sogno, le nostre memorie. In Teatro abbiamo a che fare con gli spiriti, con i morti. Genet desiderava l’edificio teatrale costruito sui resti di un cimitero… Il Teatro è fisicamente un abbraccio!” afferma Michele Monetta.
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