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Quali e quanti sono i libri che hanno cambiato il mondo?

Chiusi in una libreria, raccolti come cimeli, conservati senza essere riaperti, solo per il piacere di averli accanto o per quelle notti insonni che richiedono un amico che parli senza proferir parola. Hanno smosso il mondo, le coscienze e gli animi, sono stati incendiati, censurati e, nonostante tutto ciò, sono stati gli unici in grado di trasformare il mondo. I libri, quelli universali, immortali, indimenticabili. Ma quali sono questi libri che hanno cambiato il mondo?

Per alcuni la scelta sembra essere scontata: Omero, Erodoto, Confucio e Platone, i loro pensieri, le loro parole hanno cambiato il modo di vedere il mondo, la storia dell’uomo, hanno influenzato le sue azioni nel passato e continuano a farlo nel presente. Tra classici della letteratura: Il vecchio e il mare, Il giovane Holden, Il diario di Anna Frank, Se questo è un uomo, On the road, e ancora le opere di Montale, Cesare Pavese, Italo Svevo, Dante Alighieri. Per non parlare di quei volumi, quei libri che vanno letti, studiati, vissuti: la Bibbiail Corano, La Geografia di Tolomeo e Il canone della medicina di Avicenna. E il Kamasutra?

E’ un insieme di voci lontane e vicine, l’eco di uomini e donne che hanno ancora parlano e gridano a una civiltà che ancora a bisogno di essere cambiata, ancora ha bisogno di loro, dei libri, di quelle pagine che hanno un potere che dura nel tempo, che non potrà mai svanire. Il mondo, l’universo, l’umanità, raccontata attraverso le pagine dei libri, ma quanti libri ci vogliono per raccontare la civiltà.

I libri che hanno cambiato il mondo, Andrew Taylor dice la sua

Andrew Taylor, giornalista e studioso dell’Università di Oxford, non ha dubbi sul numero di libri che hanno influenzato, cambiato il mondo e così nasce “I 50 libri che hanno cambiato il mondo”, saggio appena arrivato in libreria per Garzanti (traduzione di Roberto Merlini). Un viaggio nel mondo dei grandi: Newton, Shakespeare, Dickens, Darwin, Gerardo Mercatore, William Harvey.

Ci sono poi le grandi storie, quelle destinate a non tramontare mai: quelle dei pellegrini verso la tomba di Tommaso Becket ne “I racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer; la voce di Shahrazad che con le leggende arabe e persiane strega il suo re e l’esploratore inglese Sir Richard Burton, traduttore de “Le mille e una notte” nel 1885; l’idealismo di “Don Chisciotte della Mancia” di Miguel De Cervantes, primo romanzo moderno; “I dolori del giovane Werther” di Wolfgang Goethe, emblema di passione ed estetica romantica. E “Il principe” di Machiavelli, “perché ha mostrato che gli uomini sono in grado di creare la propria fortuna se sanno cogliere le opportunità della vita“. Le “Ballate liriche” di William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge. L’”Ulisse” di Joyce e “1984” di Orwell.

Ma, a pensarci bene, quante sono state le classifiche sui più grandi libri del passato e del presente? In quanti hanno creato una lista per mostrare quei libri che hanno cambiato il mondo?  I “1001 libri da leggere prima di morire” di Peter Boxall (Atlante editore); “I libri ti cambiano la vita. Cento scrittori raccontano cento capolavori”, a cura di Romano Montroni (Longanesi), “Curarsi con i libri” di Ella Berthoud e Susan Elderkinn (Sellerio).

Ridotti alla metà, tra questi libri, spiccano gli assenti: Dante, che per Harold Bloom è l’altro polo, con Shakespeare, del canone occidentale. Non c’è Diderot, né Voltaire, né Rousseau. C’è Tolstoj ma non Dostoevskij. Neanche l’ombra di Kafka: ma siamo proprio certi che l’angoscia e lo smarrimento dei suoi libri non abbiano rivoluzionato lo sguardo sul mondo, l’anima di chi si sia avvicinato alle sue pagine?

Le liste sono inevitabilmente soggettive, e anche le più autorevoli, come quella di Bloom, sono contestabili e risentono della cultura di chi le stila“, interviene il critico letterario Piero Dorfles, autore de “I cento libri che rendono più ricca la nostra vita”, raccolta di successo uscita lo scorso anno (Garzanti): una lista che mostra quei libri che fanno parte del patrimonio comune, e che permettono di stabilire connessioni con gli altri. Perché è la condivisione il vero valore della lettura: “Leggere, in sé, non ci fa migliori. C’è chi legge moltissimo ma non capisce nulla. Hitler aveva una biblioteca sterminata ed era un forte lettore, ma non mi pare che ciò l’abbia reso una persona più ricca“, aggiunge Dorfles: “La lettura che conta è quella analitica, critica, che sa andare in profondità, e ci consente di interpretare la realtà e i comportamenti sociali. Ecco perché nella mia lista includo non solo libri che amo, ma anche libri che odio: perché sono utili strumenti di correlazione, per capire la gente e com’è fatta la società nella quale viviamo“.

I libri che hanno cambiato il mondo secondo Stefano Bartezzaghi

Taylor conferma: e nella sua golden list include libri che cambiano il mondo, anche quando riportano indietro l’uomo: incubi, strumenti di propaganda, come il “Libretto Rosso” di Mao. Soprattutto, “I protocolli dei Savi di Sion”, frutto del feroce antisemitismo russo di fine Ottocento e alla base delle politiche razziali naziste.
Approvo l’inserimento dei Protocolli – dice lo scrittore Stefano Bartezzaghiperché questo è anche un catalogo dei libri possibili: come il libro falso, l’arma subdola, che tuttavia continua ad essere evocata fino ad oggi. La lista di Taylor è intelligente perché spezza l’incantesimo che il libro sia soltanto letteratura: qui, invece, ci sono volumi inclusi perché rappresentano, in forma di libro, un concentrato d’epoca: “L’interpretazione dei sogni”, “Il capitale”. Anche – prosegue Bartezzaghi – quando sembrano testi squisitamente narrativi, in realtà evocano molto altro: come “Il giovane Holden”, “Se questo è un uomo”, “Il secondo sesso”. C’è un anglocentrismo evidente e inevitabile. Ti imbatti nell’ “Iliade” e ti domandi: perché non l’ “Odissea”? Sfogli gli italiani in lista, e trovi curioso un canone che includa solo Machiavelli e Primo Levi. E “Lo Zibaldone” di Leopardi, allora? Liquidare, poi, gli ultimi anni con “Harry Potter”, per quanto sia una grande allegoria della diversità e dell’accettazione dell’altro, è francamente discutibile. Capisco le ragioni della scelta – il libro è stato un successo globale – ma ha cambiato più casa Rowling che il mondo. E lo dico con tutto l’affetto che ho per il maghetto –  aggiunge Bartezzaghi, che ha rivisto le traduzioni delle ultime edizioni della saga inglese – . Siamo di fronte a giochi, è evidente, non certo ai Dieci Comandamenti: consigli, da leggere come le guide ai ristoranti: per farsi un’idea“.

Liste personali: “Uno che ha cambiato il mondo, secondo me? Ferdinand de Saussure –  provoca Bartezzaghi, chiamando in causa il semiologo svizzero, padre della linguistica moderna – .Un limite del gioco è quello di credere che il sapere si basi su alcuni pilastri, quando invece è proprio lo spazio tra le colonne quello in cui si forma la cultura“.

Con uno scatto d’originalità, Taylor coglie un momento della storia nel quale queste pubblicazioni cominciano a circolare: la Harris’s List of Covent Garden Ladies, con le prostitute del West End londinese, nel Settecento. La Crockford’s Clerical Directory, nel 1858. L’“Elenco abbonati del distretto telefonico di New Haven”, nel Connecticut del 1878. Una cinquantina di nomi, i primi abbonati raggiungibili al telefono, in una guida che non cesserà mai più d’esistere. Per l’amore, il lavoro, le aspettative di miliardi di persone, un libro che ha cambiato il mondo.

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Gabriella Monaco

Laureata in 'Lettere Moderne', appassionata di Scrittura e Arte in ogni loro forma. Con il cuore diviso per il 33% a Napoli, il 33% in Sicilia, il 33% in Francia... L'altro 1% prima o poi dovrò decidermi a cercarlo...

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