La rassegna “Maggio Partenopeo nei libri”, progetto che rientra nella XVII edizione del “Maggio dei monumenti”, ideato dalla vulcanica giornalista Anna Copertino e sostenuto dall’Assessore alla cultura e all’istruzione del Comune di Napoli Annamaria Palmieri, ieri pomeriggio ha dato modo di analizzare la “condizione umana” nel mondo lavorativo attuale partendo dal libro di Renato Votta “Quel cretino del mio capo” edito Homo Scrivens, ospiti della Libreria Raffaello in via Kerbaker 33/35.
Con la stessa sagace ironia con cui l’autore ripercorre le personali esperienze lavorative da impiegato nelle pagine di questo “manuale di sopravvivenza alla vita d’ufficio”, grazie agli interventi della moderatrice Margherita Siniscalchi, alle acute osservazioni di Vincenzo Vacca ed ai racconti della genesi del libro ed alle riflessioni di Anna Copertino, si è ragionato su quanto sia cambiata, in modo silente ma pur sempre doloroso, la forma mentis culturale del lavoro dalla nascita della Costituzione ad oggi.
Ovviamente, la pandemia non ha fatto che peggiorare la situazione; statistiche alla mano la tendenza è quella di robotizzare il lavoratore, di spegnere in lui il coinvolgimento emotivo e lo spirito di solidarietà stimolando la collaborazione e l’unità di intenti rispetto all’obiettivo aziendale che non è più condiviso. Purtroppo siamo ancora lontani dalle pari opportunità per le donne ancora vittime di mobbing e sgradevoli pregiudizi; l’ingresso dei giovani nel mondo lavorativo diventa sempre più difficile … dalla consapevolezza di questa realtà che ci coinvolge tutti può, anzi deve, nascere la voglia di non restare passivi ed il primo passo è la lettura di “Quel cretino del mio capo” il cui valore è stato intuito subito dall’editore Aldo Putignano.
Un consiglio: le pagine finali del saggio propongono un sorta di test di autovalutazione sulla propria posizione rispetto all’argomento infatti, ripetendolo a distanza di tempo, ciascuno potrà misurare quanto è riuscito ad interiorizzare dei suggerimenti offerti per raggiungere il giusto distacco emotivo dagli attacchi alla propria pace interiore, primo passo per generare un vera opposizione a questa strisciante forma di violenza.
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