Questionario etnico: italiano, napoletano o siciliano? La polemica dilaga sul web

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Questionario etnico: italiano, napoletano o siciliano? La polemica dilaga sul web

Dilaga sui media meridionali (napoletani e siciliani in particolare) la polemica sul test del Foreign Office che, tra le opzioni sulla nazionalità dell’utente, ha inserito oltre quella che richiama l’Italia una sorta di sotto-opzione che cita testualmente “napoletan” o “sicilian“. Reazione improntate per lo più all’indignazione con tanto di accuse di discriminazione, se non di razzismo. Al di là della volontà di chi ha redatto il questionario, sembra quasi che per alcuni britannici nel contesto italico ne emergano altri due: quello di Napoli e quello della Sicilia. Una città che è stata capitale di un Regno, una regione che di quel regno ha fatto parte portando in dote il suo nome. Un modo di riconoscere distinte identità del Meridione d’Italia. Tra le innumerevoli reazioni anche quella del sindaco di Napoli de Magistris, e quella del Movimento Neoborbonico.

 

Questionario etnico: il commento di Luigi de Magistris

Arrabbiato e appassionato il commento del primo cittadino di Napoli che ha scritto su Facebook: “Non oso immaginare che sottospecie di cultura promani da tali scuole ed università. Quando ho letto questa notizia ho provato vergogna per loro e pena per la profonda ignoranza di cui sono permeati. Solo gli ignoranti disconoscono quanta immane cultura e millenaria storia dell’umanità si rinvengono nella Magna Grecia, nella città di Napoli, nel Sud e nella Sicilia. Non ci sono parole per commentare una tale forma di ignoranza e di razzismo“.

 

Questionario etnico: dichiarazioni del Movimento Neoborbonico

Affonda in radici molto diverse, invece, la dichiarazione diffusa dal Movimento Neoborbonico, da anni impegnato per una revisione storica del Regno delle Due Sicilie e dell’unificazione d’Italia. L’ufficio stampa del Movimento ha annunciato di aver inviato “al Foreign Office britannico, e per conoscenza all’Ambasciatore italiano” non solo una richiesta di chiarimenti, ma anche un “contro-test” attraverso il quale “accertare (in base alle risposte inglesi) se l’episodio sia legato: a) a una intollerabile forma di razzismo sulla base di antiche convinzioni britanniche e magari anche del condizionamento internazionale operato dai media italiani spesso anti-napoletani e anti-meridionali; b) alla rispettosa consapevolezza (al contrario di tanti politici e opinionisti italiani ipocritamente convinti del contrario) dell’esistenza di due Italie diverse per storia e cultura e, da 150 anni, diverse per diritti, servizi, occasioni e speranze; c) a capacità profetiche magari perché, secondo gli inglesi, con classi politiche italiane che di fatto hanno dimenticato e aggravato le questioni meridionali e di fronte alla recente e grande diffusione di verità storica e di orgoglio, il Sud ritroverà la sua autonomia e la sua dignità“.

 

Questionario etnico: “Si tratta comunque di un riconoscimento”

Al di là delle scuse, arrivate all’ambasciatore italiano a Londra dallo stesso Foreign Office, resta il fatto che per alcuni britannici l’identità italiana non sarebbe unica. “Si tratta comunque di un riconoscimento – spiega un ricercatore di linguistica e glottologia della Federico II di Napoli che preferisce restare anonimo – e non è un caso che queste due distinzioni coincidano con due terre del Mezzogiorno (quella Magna Grecia citata da de Magistris) che da secoli, e prima ancora della stabilizzazione del toscano poi evoluto in lingua italiana, abbiano sviluppato una lingua capace di esprimersi anche a livello letterario. Il napoletano, in particolare, è stato in grado di generare una propria grammatica, una sintassi. Ed è una lingua, dunque, non un dialetto“.