Sembra entrare nel vivo la partita del “gioco” delle elezioni per il Presidente della Repubblica: un gioco pericoloso, a tratti prudente ma per alcuni, aiutato da Boston per la distrazione, e delicatissimo a profilare il futuro del paese. Tutto si smuove, tutto incomincia a muoversi nella girandola telematica dei botta e risposta.
Ad iniziare stavolta è Beppe Grillo dopo aver incassato i no dei primi due posizionati alle Quirinarie, una strepitosa Gabanelli (splendida la lettera al Corriere) e un più pratico Gino Strada, che rimangono ai loro rispettivi mestieri. Rodotà, terzo, ha invece accettato l’investitura e i grillini lo voteranno domani. Grillo dice pure che i democratici hanno fatto le “Berlusconarie” alla ricerca di una figura istituzionale che, in quanto prossimo Capo del Csm, dia un aiutino al leader Pdl nei processi a suo carico che lo aspettano al varco.
Un domani che si prospetta confusionario, e come poteva essere altrimenti, stando alle altre forze politiche e alle loro dichiarazioni a caldo. Il nome di Rodotà Vendola da twitter lo accoglie calorosamente, scrivendo appunto che «facendo la tara agli insulti, di fatto dobbiamo coltivare il terreno offerto: la rosa di nomi Ms5 è un elevata prova di dialogo», un bel grattacapo che rischia di spaccare i democratici, anche perché il leader di Sel sbarrala strada al possibile accordo di governo nelle trattative febbrili di questi istanti tra Pd e Pdl. .
Sì visto che i due partiti nel primo pomeriggio dialogano e fanno trapelare rose di nomi, si bisbiglia nei palazzi di una telefonata che sarebbe partita da Bersani a Berlusconi con i nomi di Massimo D’Alema, Giuliano Amato, Franco Marini, conosciutissimi, e l’outsider Sergio Mattarella, giudice costituzionale, ex ministro in vari governi da inizio anni 90′ in poi autore e della legge elettorale in senso maggioritario nel ’93. Lista smentita conseguentemente subito dopo dalla direzione centrale. Spunta anche il nome di Fernanda Contri, ai più sconosciuta, giurista, ex militante del Psi, è stata segretario generale delle Presidenza del Consiglio dei Ministri del primo governo Amato e ministro degli Affari sociali in quello Ciampi.
Ma in una nota più tarda il segretario democratico ha detto che ci sono le «condizioni per scelta condivisa», confermando altri uccellini che parlavano di una carta da tenere segreta fino a ridosso dell’inizio delle votazioni. Condivisa anche da Scelta civica, che si era smarcata dicendo un simbolico no a Prodi qualche ora fa e annunciando anch’essa la pista della condivisione.
La sensazione è che questo mare di condivisione poi risulti decisivo per l’elezione: e come dire di no a un Rodotà per un Mattarella è la sfida per il Pd, volente o nolente al centro della matassa da 51 giorni. Ai posteri, da domani, l’ardua sentenza di scioglimento della stessa.
Si inizia con due scrutini, uno alle 10 e uno alle 15-15,30. Due terzi pari a 672 voti per le prime tre votazioni, dalla quarta in poi basta la maggioranza assoluta di 504 voti.
Buon Quirinale 2013 a tutti.
Giancarlo Manzi