Racconto d’inverno di Henry James al Pozzo e il Pendolo di Napoli

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Racconto d'inverno di Henry James al Pozzo e il Pendolo di Napoli

‘Racconto d’inverno’, di Henry James, debutterà al Pozzo e il Pendolo di Napoli, per la regia di Annamaria Russo.

E’ una storia di paura, la più classica delle ghost story ‘Racconto d’inverno‘ di Henry James, che debutterà sabato 21 gennaio (ore 21.00, in replica domenica) al Pozzo e il Pendolo di Napoli, per la regia di Annamaria Russo.

Presentato e promosso dallo stesso palcoscenico partenopeo, l’allestimento vede interpreti Andrea de Rosa e Marco Palumbo, con le musiche a cura di Luca Toller, le scene di Elio Rivera, il disegno luci di Amedeo Carpentieri.

Racconto d’inverno è, realmente, spiegano i promotori dello spettacolo, la più classica delle storie di paura. Una casa abbandonata, un fantasma che non può trovare pace, una maledizione terribile che cala implacabile su chiunque osi guardare negli occhi quello spettro, devastato da un dolore irraccontabile.

“Evocare la paura a teatro – si afferma – è una sfida impegnativa, e l’eterno gioco del teatro nel teatro è sembrato il modo più giusto per affrontarla. La magia della scena vuota, con la sola forza della recitazione, per incanto trasfigura, alludendo, palesando, invadendo. La vita e la finzione s’intrecciano in un groviglio a tratti inestricabile”.

Un sentiero già percorso, mille volte, eppure sempre nuovo, sorprendente: la messa in scena di Racconto d’inverno parte da qui. Il palco diviene specchio deformante, ma proprio per questo paurosamente veritiero, della vita. E la vita, prestata al teatro, irrompe con la sua forza devastante in scena, destabilizzando un meccanismo che solo la presunzione registica poteva immaginare controllabile. Nel gioco infinito di rimandi tra realtà e finzione, la messa in scena della vita preannuncia, in realtà, la morte.

“La lettura scenica – spiega Annamaria Russo – muove nel solco antico del gioco teatrale, rivisitando i luoghi della memoria per scoprire orizzonti sempre nuovi e inaspettati e per ribadire che a teatro come nella vita, nulla si crea, nulla si distrugge. Ma ogni frammento di esistenza, come ogni fotogramma di scena, può gettare il seme di una imprevedibile rivoluzione”. Così in un vecchio teatro abbandonato si smarriscono i confini tra i fantasmi evocati e i fantasmi che ritornano implacabili ad esigere il loro tributo di morte e di dolore.