di Anna Copertino ed Emilia Della Rotonda
L’adattamento teatrale di Doppio Taglio, realizzato dall’attrice Marina Senesi con la collaborazione della ricercatrice e saggista Cristina Gamberi, indaga la tematica della violenza contro le donne, con uno sguardo trasversale: non il racconto della vittima, né quello di un testimone, tanto meno del carnefice ma il disvelo di alcuni meccanismi comunicativi che agiscono sotto traccia, attraverso i quali il racconto dei media può plasmare la nostra percezione del fatto, trasformando anche la più sincera condanna in un’arma, appunto, a doppio taglio.
Lo spettacolo/documento, che andrà in onda giovedì 25 novembre alle ore 21.15 su RAI 5 in occasione della “Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne”, mostra come il taglio con cui si descrive la violenza contro le donne non sia mai neutro e come il punto di vista di chi scrive, le storie raccontate, le immagini che corredano il racconto rispondano quasi sempre a costruzioni retoriche che plasmano l’immaginario.
Il femminicidio è un fatto politico che riguarda i rapporti diseguali di potere fra uomini e donne.
Doppio Taglio si pone l’obbiettivo di raccontare la violenza contro le donne in modo diverso rispetto ai media tradizionali, analizzando il sottotraccia, in una collaborazione quasi interamente femminile. Da cosa nasce quest’idea e in cosa consiste l’analisi di ciò che non vediamo?
L ‘idea nasce dall’incontro con Cristina Gamberi, ricercatrice in Studi di Genere e saggista. Abbiamo pensato di riadattare per il palcoscenico una ricerca accademica della stessa Gamberi, decostruendo l’impianto lessicale e iconografico degli articoli diffusi su stampa e web. Il tutto elaborato in una narrazione il più possibile semplice e immediata.
I media, trattando della violenza contro le donne, per appassionare il lettore e lo spettatore, tendono a rendere scenografici i racconti delle vicende. Quale pensi che siano gli errori più comuni nella narrazione di tragici eventi di violenza sulla donna in cui è più facile incappare?
Il racconto ha le sue regole, secoli di letteratura sono a disposizione per essere utilizzati come strutture narrative di sicura efficacia ed ecco servito il feuilleton ottocentesco dell’amore passionale che sfocia nella morte. Articoli, servizi televisivi ma anche discorsi pubblici, pur con le migliori intenzioni, attingono spesso a questo repertorio.
Nella cronaca, si attribuisce la colpa di una violenza a colei che la subisce, sottolineando cosa indossava, dov’era e con chi era al momento della vicenda e alleggerendo in questo modo il peso dell’aggressore. Oppure attribuendo la violenza al “troppo amore” che il carnefice prova per la vittima, insinuando che queste vicende siano dettate dall’amore e non dalla follia e dall’ossessione. Pensi che commettere questi errori nella narrazione accada volontariamente o credi che determinate idee siano talmente radicate nelle menti che si raccontano queste storie stereotipando inconsapevolmente l’accaduto?
Penso che nella maggior parte dei casi si tratti di automatismi. Proprio per questo Doppio Taglio mira a disvelare i meccanismi comunicativi che agiscono sottotraccia e che plasmano l’immaginario.
Nella società il modello ideale maschile è l’uomo deciso e forte, mentre quello femminile è la donna indifesa e fragile. Come pensi sia possibile che la civiltà abbia fatto tanti progressi nel corso della storia, ma che questi modelli siano rimasti bloccati nel tempo?
Il cambiamento culturale è lento… ma ci stiamo lavorando!
Spesso sono le donne stesse che non riconoscono o preferiscono non riconoscere segnali di violenza, fisica o mentale, non solo quando la osservano da esterne, ma anche quando sono loro stesse a subirla. Da cosa pensi che dipenda questa insistente negazione del problema e come pensi si possano aiutare le donne stesse a riconoscere cosa è da categorizzare come violenza?
Il discorso è complesso e molto delicato, le donne che subiscono violenza vivono un’inferno dal quale pensano di non poter uscire, ma non è così. Il primo passo è rivolgersi a un centro antiviolenza dove possono trovare persone preparate che, in riservatezza, possono aiutarle.
Doppio Taglio non è la tua prima opera che tratta di argomenti difficili o considerati tabù, che i più preferiscono categorizzare in bianco e nero semplificando le dinamiche complesse nascoste dietro le apparenze. Cosa ti porta a scegliere di parlare di tematiche così delicate?
Dal punto di vista attoriale e autoriale costituisce una sfida molto interessante: uso la leggerezza narrativa e la metto a servizio di una storia pesante.
Dopo Doppio Taglio, Marina Senesi, quali progetti futuri ha?
Ho debuttato con un docu-racconto che parla di reati ambientali lungo le coste italiane. S’intitola Porto a Porto ed è il resoconto umoristico. ma non solo, di un viaggio che ho realmente realizzato per Caterpillar Radio2Rai. Il covid ci ha obbligati ad una pausa forzata ma in marzo torneremo nei teatri.
Grazie per l’intervista.
Marina Senesi è un’attrice-autrice che si è sempre distinta per la capacità di fondere in un’unica cifra la forza dell’impegno e la leggerezza narrativa. Cristina Gamberi è ricercatrice, saggista e ideatrice di percorsi formativi nelle scuole sull’educazione al genere. Dal loro incontro è nata l’idea di riadattare per il palcoscenico una ricerca accademica, decostruendo l’impianto lessicale e iconografico degli articoli diffusi su stampa e web. Il tutto elaborato in una narrazione semplice ed immediata, capace di coinvolgere e sorprendere.
Per questo spettacolo la cantautrice inglese Tanita Tikaram ha scritto un brano inedito dalle sonorità folk-pop, intitolato emblematicamente My Enemy. Filippo Solibello e Marco Ardemagni, inconfondibili conduttori del programma mattutino cult Caterpillar AM (Radio2RAI) hanno voluto dare il loro contribuito al progetto, partecipando alla lettura critica di alcuni articoli di giornale.
Marina Senesi – Biografia
Attrice, autrice teatrale e radiofonica, si è formata alla scuola del Teatro Stabile di Genova. Voce conosciuta al pubblico di Radio2 Rai per il lungo sodalizio con il programma Caterpillar e per le sue performances di spettacolo/informazione in favore di LIBERA contro le mafie. Sempre per Radio2Rai ha inoltre ideato e condotto diversi programmi tra i quali Camper e quattro edizioni di Libro Oggetto. Da qualche anno si dedica al teatro di narrazione e docu/teatro. Ha elaborato la pièce teatrale La Vacanza sul caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. (Premio Ilaria Alpi) Per Europa Donna ha affrontato il tabù della malattia con la pièce: Se si può raccontare. Per ZELIG/Teatro ha co/firmato la regia di Hai da spegnere? sul tema delle dipendenze. Nel 2020 ha debuttato con il docu-racconto teatrale Porto a Porto di cui è autrice e interprete, con l’ impostazione di regia di Cristina Pezzoli.
Ufficio Stampa e Comunicazione:
Riccardo Ciccarese – riccardociccarese@hotmail.com– 333.6767280
Chiara Giuria Cortese – chiaragiuriacortese@gmail.com – 340.3117900
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