Ratifica convenzione di Istanbul, Tommasielli: “Grande conquista di civiltà”

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di Giuliana Gugliotti

Una grande conquista di civiltà e di riconoscimento dei diritti delle donne nelle mura domestiche e sui luoghi di lavoro“.

L’assessore alle pari opportunità del comune di Napoli Giuseppina Tommasielli commenta così la ratifica, approvata ieri dalla Camera, della convenzione di Istanbul, primo strumento internazionale per la prevenzione e la lotta alla violenza domestica e non solo. Ottantuno articoli pensati per proteggere legalmente le donne da qualunque tipo di abuso, fisico o psicologico, dallo stupro allo stalking, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali, e “rafforzare – si legge nel testo – l’autodeterminazione delle donne“.

L’Italia è il quinto Stato (dopo Albania, Montenegro, Turchia e Portogallo) a ratificare la convenzione, siglata a maggio 2011. Così come “il comune di Napoli – prosegue Tommasielli – è stato uno dei primi ad aderire alla Campagna 365 giorni NO alla violenza contro le donne   proposto dall’ Anci e ad adottare la Carta  di Intenti assumendo l’impegno di estendere la rete antiviolenza a tutti  gli altri Comuni della Regione Campania“.

Un segnale importante quello dato dal Comune di Napoli e dall’assessore Tommasielli, soprattutto alla luce dei recenti fatti di cronaca che hanno messo anche la Campania sotto i riflettori dell’allarme femminicidio: proprio l’altro ieri il caso di Rosaria, la miss casertana picchiata dal fidanzato, è tornato alla ribalta in seguito alla rinuncia della difesa da parte dell’avvocato Carmen Posillipo, che non ha mandato giù il perdono concesso dalla giovane al suo aguzzino.

“Non voglio assistere all’anteprima di un omicidio” ha dichiarato la civilista. Un omicidio che tutti speriamo non avvenga. Per rendere esecutiva la convenzione occorre la ratifica da parte di almeno dieci stati. Ma l’impegno deve essere di tutti, cittadini e istituzioni, nazionali e locali, su tutti fronti. E, come sottolinea l’assessore Tommasielli, deve andare in una direzione, quella di “colmare quel vuoto culturale e di offerta di servizi per le donne vittime di violenza e di stalking, per la prevenzione del femminicidio“. Affinché non ci siano più altre donne che, come Rosaria, finiscano per perdonare o peggio, abbandonate a se stesse, per tacere.