È sempre piacevole imbattersi in un libro non convenzionale per tematica e approccio, ma ancor di più lo è quando un autore ci incoraggia a intraprendere un viaggio che si preannuncia inabituale, un itinerario scomodo tracciato non per compiacere il lettore ma per guidarlo negli angoli più bui di quel sentimento tutto umano definito artistico.
La scelta di indagare la vita di un artista tra i più controversi che l’arte dei primi del novecento abbia arruolato tra le sue fila, è già di per sé un atto di coraggio.
È difficile, infatti, accostarsi all’esperienza di un uomo dalla carica espressiva così dirompente come Egon Schiele, senza esserne travolti o quantomeno spiazzati.
Aldo Putignano, nel suo libro “Vita di Schiele”, riesce nella scommessa di raccogliere l’esperienza umana e artistica di un’anima provocatoria e profondamente libera, che urta i confini della disciplina pittorica distorcendoli e servendosene come strumento di ricerca interiore.
Lo scrittore percorre le orme di quest’uomo irriverente e fragilissimo, schizzando i luoghi e i paesaggi dell’anima di un artista irrequieto, dal tratto vibrante e potente.
Sullo sfondo la Vienna dei primi del novecento, pervasa da una brillante cultura artistica ed intellettuale, ma che a stento cela il profondo malessere di una società effimera, dove all’ombra dello sfarzo delle corti asburgiche il malcontento e la miseria serpeggiano, lasciando proliferare quel sottobosco di emozioni reazionarie che dilaga fino alle radici del suo popolo.
L’autore ci guida attraverso storie e personaggi che custodiscono tutto l’impulso passionale e violento dell’espressionismo austriaco che lentamente abbandona il linguaggio raffinato della Secessione, a favore di un alfabeto fatto di colori crudi e disperati, che non imbelletta e non compiace, che non giustifica e non accetta compromessi, e dove l’artista, brandisce come un’arma la sua autonomia espressiva sfuggendo alle definizioni accademiche, attraversandone con fierezza i confini e superandoli, in un atto rivoluzionario di rottura, di guerriglia pittorica, che non fa sconti alla realtà.
Ecco cosa ci propone lo scrittore: un viaggio in compagnia di Egon Schiele, attraverso “il buio che gli avrebbe insegnato quel che la luce gli nascondeva”, un percorso atipico con un uomo che rivendica la sua libertà espressiva, che si dibatte e riflette l’angoscia di un mondo in decadimento, cupo e rassegnato al suo destino.
Con il giovane Schiele saliamo su un treno, che ci condurrà ai confini dell’impero della parola stessa, per varcare in silenzio la soglia delle immagini.
Buon viaggio a tutti i lettori.
di Serena Capozzi