Serena Derea Squanquerillo è un’artista a tutto tondo: poetessa, scrittrice, blogger, fotografa, musicista. Una donna dal talento poliedrico, con cui è molto stimolante chiacchierare. Eccomi perciò a parlare con lei.
Serena, come nasce la tua passione per la fotografia?
Ti ringrazio per questa generosa presentazione, Daniela. Io sono una persona che per natura studia e apprende soprattutto attraverso l’esperienza; un camaleonte curioso che cresce attraverso l’integrazione di vari talenti, emergenti o più maturi. Amo sperimentareanche perché è un mezzo per conoscermi. Mi è piaciuto fotografare sin da bambina, perché è un modo per immortalare scene o dettagli che suscitano in me forti emozioni e che voglio conservare nella memoria. Durante i miei viaggi o eventi particolari ho sempre scattato molto, anche con le ‘vecchie’ fotocamere a rullino. Parliamo di foto amatoriali. Sicuramente è un input nato quando da bimba guardavo mio padre – appassionato di fotografia e astronomia – scattare foto sul tetto della nostra casa al mare. Restavo affascinata e lui mi indicava e raccontava le costellazioni visibili in quel momento, a cui faceva scatti usando anche diversi filtri.
Se tu potessi descrivere, con tre aggettivi, questa forma d’arte, quali sceglieresti?
Mi piace descriverla prima di tutto con la sua etimologia, ossia un “disegno o scrittura di luce”, perché permette di creare appunto un disegno tecnologico e realistico di ciò che vogliamo immortalare, attraverso un’interazione con la luce. A questo aggiungo ‘indagatrice’ e ‘alleata della memoria’.
Parliamo di questo percorso di apprendimento che tu hai fatto e che ti ha poi portato alla creazione di “Red lipstick photo”. Un titolo meraviglioso e che è molto evocativo.
Diversi mesi fa ho seguito un corso base di fotografia, molto pratico, in cui ho imparato i fondamenti tecnici per ritratti e paesaggi. Durante le varie uscite con il maestro, ho avuto l’intuizione di utilizzare un vecchio filtro rosso di mio padre, che ho manualmente applicato sull’obiettivo della mia fotocamera o del cellulare, per realizzare immagini in rosso, effetto che ormai si crea con i programmi in post-produzione. Io ho voluto giocare con la luce e l’ombra, con l’esposizione, in modo da creare varie combinazioni e gradazioni di rosso, dal più scuro all’arancione-ambra. Il mio maestro, Virginio, mi ha dato l’input di approfondire e farne uno studio, per cui ho insistito e alla fine del corso, sono arrivata ad avere un nutrito archivio di fotografie, da cui ho selezionato le ottantanoveincluse in questa raccolta.Ho scelto il titolo “Red lipstick” (rossetto rosso in inglese) per l’intero progetto, in cui rientra anche il profilo Instagram “red_lipstick_photo”, e per il logo in copertina: un’immagine femminile che rappresenta la sensibilità creativa dentro a un cerchio in movimento, che simboleggia a sua volta il processo di creazione, ma anche un utero di potenzialità da cui un’idea si manifesta e prende vita. Certamente questo lavoro è un punto di partenza, non mi presento come fotografa, ma come creativa che racconta esperienze personali e le raccoglie per tenerne memoria, che è un obiettivo a cui tengo molto. Il valore della memoria.
Il rosso nella fotografia rappresenta dinamismo e forza. A livello inconscio il rosso rappresenta il pericolo e il sangue. Ma una foto, creata col colore rosso, quale significato ha?
Sono partita dai significati che il rosso ha assunto per me durante i miei studi, anche precedenti. Rosso come colore del fuoco, del sangue, della passione, della vita stessa ch’è forza creativa sempre in movimento. Per me è stata una novità occuparmi di questo colore forte, considerando che il mio preferito è il blu, che ha invece un effetto calmante, è associato al cielo, all’acqua quieta… al mio nome. Sono tutte caratteristiche, tra l’altro, ben conosciute da chi opera la cromoterapia. Nel sottotitolo della raccolta uso tre concetti principali: sensualità, forza vitale e drammaticità, che per me possono anche coesistere. Ad esempio, la forza vitale può essere sensuale se considero la vita una seduttrice, che mi attrae a sé affinché io la ami e la esperisca con passione nel fare quel che mi piace. Anche un’immagine drammatica può essere sensuale, perché con il termine ‘drammatico’ posso intendere un qualcosa di fortemente intenso, coinvolgente. Anche perònel caso in cui l’immagine sia drammatica nell’accezione di tragica, persino mortale, essa può essere sensuale, perché il rosso del sangue può risultare tale a chi uccide sadicamente. Nella raccolta c’è una fotografia in cui c’è uno stagno d’acqua con delle increspature concentriche qui e là, in cui i colori che escono fuori dal gioco tra luci e ombre sono il nero e un rosso cupo, drammatico; può sembrare uno stagno di sangue. Ci sono anche esempi opposti, come nella foto che ritrae un uomo che vola al parapendio proprio sopra di me, con il cielo per sfondo e sovrapposto esattamente a una nuvola, i cui contorni incorniciano quella forma umana in modo particolare e rassicurante. Giocando con la compensazione dell’esposizione, i rossi nella foto sono tramutati in un arancione-ambra che trasmettono un senso di leggerezza, sollievo e libertà. Nella raccolta ho inserito qualche titolo e didascalie essenziali per dare qualche indicazione, ma non interpreto troppo le immagini, perché voglio lasciare questo piacere a chi ‘legge’. È un viaggio fatto di momenti volti a lasciare – spero – un’emozione, uno stimolo anche creativo. La raccolta è di ottantaquattro pagine (inclusa la copertina) e la suddivisione dei contenuti è in otto sezioni, dedicate al luogo e all’occasione di scatto. Ci sonofotografie all’interno del parco dell’Acquedotto Claudio di Roma e nell’Area Archeologica dell’Antica Norba. Ci sono scatti a Velletri, la mia città, ma anche nelle Marche, in Calabria e a Maratea, presso la ‘potente’ statua del Cristo Redentore.Chi fosse interessato alla raccolta può contattarmi su Facebook o scrivendo a: derea.serena@gmail.com. Sono disponibile a spedire.
Quanto è importante dare un colore di fondo alla foto e quale tipo di tecnica si usa per usare un colore che rappresenti tutta l’immagine?
Come dicevo prima, io amo sperimentare e senza programmare quasi nulla. Una volta individuato il soggetto o il paesaggio da fotografare; una volta scelta l’inquadratura, i vari tagli, gli spazi da rispettare, la messa a fuoco, etc. scatto la fotoapplicando manualmente la lente rossa, una Hoya 49 mm, sull’obiettivo della mia fotocamera digitale bridge Nikon Coolpix L820, che è una via di mezzo tra la fotocamera semplice e una professionale come la Reflex, tanto per capirci. L’avere meno possibilità di ‘manovra’ e meno strumentimi ha permesso però di giocare affidandomi soprattutto all’inventiva e ai semplici mezzi di cui dispongo. Utilizzando il cellulare, un Samsung, mentre facevo alcuni autoscatti, ho visto che mettendo la lente a una certa distanza tra me e l’obiettivo e facendola interagire con i raggi solari, veniva fuori una foto che ritraeva me e il paesaggio dietro, ma con sovrapposto a uno dei miei lati il paesaggio davanti a me. Si trattava quindi di una seconda immagine – anche se più in trasparenza – con altre forme e sfumature di ciano,il colore complementare del rosso.Per quanto riguarda le foto in studio, i ritratti al chiuso, il maestro ci ha organizzato delle sessioni, mettendoci a disposizione strumentazioni professionali, sfondi neutri e lampade, che ci hanno permesso di sperimentare, risaltando il soggetto.Sicuramente utilizzare prevalentemente un solo colore è rischioso, perché la fotografia può risultare piatta, di poco impatto, ma è questo il motivo per cui è molto importante lavorare con i contrasti di luci e ombre, le sfumature; scegliere un soggetto che meriti, facendo prove, lavorare sulla composizione dei vari elementi inquadrati e magari intervenire poi graficamente con programmi, per aggiungere elementi che arricchiscano e creino una foto più artistica. L’utilizzo di un unico colore di base permette di far risaltare e vedere dettagli da un certo punto di vista, che con un altro colore ovviamente cambierebbe comunicando altri messaggi e susciterebbe tutt’altre sensazioni ed emozioni.
Cosa ti ha insegnato questo progetto in red?
Il rosso è entrato nella mia vita come un’esplosione di vita, intensa, che dà forza alla mia capacità creativa. Questo progetto, del tutto inatteso, è la testimonianza di una nuova fase della mia vita e del mio fare. Uno stimolo a dare voce a un fuoco che sento dentro e che mi fa sentire viva, dopo periodi molto difficili a livello di salute ma anche di blocchi, che in passato hanno tolto la capacità d’esprimersi alla Serena autentica, esplosa invece negli ultimi quattro anni. Un vulcano d’idee, che possono ovviamente piacere o no al pubblico. Il ‘coraggio di osare’ è l’insegnamento più grande di questo progetto. Tutto quello che faccio è uno strumento di crescita prima di tutto per me e questa raccolta mi ha permesso di approfondire sul mio lato più energico, ma anche di esplorare ulteriormente i miei abissi interiori. Mi auguro che questo lavoro sia di stimolo per chi l’accoglierà. Mettiamoci in gioco secondo i nostri tempi e il nostro sentire, perchéil ‘fare’ è il nostro segno nel mondoe può essere di beneficio anche per altri.
Immagino che avrai altre sorprese in arrivo, essendo tu un’artista in continua evoluzione. Vuoi anticipare qualcosa?
Di sicuro continuo a curare il mio blog personale, “Il blog di Derea”, dove raccolgo articoli, interviste, novità personali e collaborazioni nell’ambito delle varie arti, della cultura e dello spettacolo non da critico esperto o letterato, ma per l’esperienza didattica diretta che ne faccio, con l’obiettivo di incuriosire e stimolare la creatività di chi mi segue. Ho creato da poco una nuova rubrica dal nome “Racconti d’Arti”, collegata al sito, in cui racconto o lascio raccontare agli ospiti esperienze artistiche, raccolgo segnalazioni di libri, mostre, spettacoli e tutto ciò che riguarda l’arte in tutte le sue declinazioni, in modo molto informale e semplice. Mi focalizzo soprattutto sulla storia dell’umano che c’è dietro all’artista, amatoriale o professionista che sia, e sul tema della crescita personale attraverso i talenti. Ecco perché parlo di “Racconti”: si narrano esperienze dirette. Continuo poi daredattrice la collaborazione con altri siti culturali e da marzo di quest’anno scrivo per una delle principali testate giornalistiche della mia città, l’Artemisio, formandomi soprattutto con il lavoro sul campo e contribuendo a curare la sezione cultura.Per quanto riguarda le mie pubblicazioni, dopo quattro raccolte monografiche di poesie e riflessioni, più questa esclusivamente fotografica, e dopo alcune antologie in collaborazione, sono ferma. In realtà, già da tempo ero a lavoro per una nuova antologia, che ha già un titolo e una copertina, ma l’ho messa nel cassetto perché sono in un periodo di profonda trasformazione e non trovo piùcalzantel’idea originaria. Sto aspettando che maturi il momento giusto. Non mi meraviglierei, però, se a breve si palesasse un nuovo progetto; ho la tendenza ad autosorprendermi! Per ora, sono concentrata sul mio blog, sul lavoro con il giornale e sullo studio del basso elettrico per passione, ma questa è un’altra storia.