Il ringraziamento a chi ha seguito le sue battaglie.
“Sono oramai tre mesi che ogni giorno devo smentire di essere candidato a Sindaco di Napoli. Sono stanco di spiegare che non sarò a capo di uno schieramento di destra, anzi di sinistra, forse di sotto, di sopra o di centro che concorre alla guida della Regione Campania”. Lo dichiara il magistrato antimafia Catello Maresca che così sgombra il campo dalle voci su sue presunte candidature alle prossime elezioni regionali in Campania.
“Sono tre mesi – aggiunge – che un giorno sì e un giorno pure ogni mia proiezione pubblica, ogni mia iniziativa da normale cittadino viene scandagliata, vivisezionata per poterle attribuire una qualche coloritura partitica, non politica. Con questo voglio significare che la politica, almeno per me, non è una cosa sporca. Non lo può essere perché tutti facciamo politica quando concorriamo nella nostra vita di relazione a valorizzare il bene comune e i beni della nostra comunità. Come tanti altri cittadini che svolgono i più disparati mestieri anche io che di professione faccio il magistrato sono impegnato nell’associazionismo. Praticamente da sempre, da quando avevo 19 anni”.
“A qualcuno sembrerà strano, – sottolinea Maresca – ma anche i magistrati sono uomini e donne ‘normali’, con le loro idee, le proprie paure, il proprio impegno. Un impegno che vivo come naturale completamento, sotto altra forma, del mio ruolo di servitore dello Stato in magistratura”. “E continuo a combattere le mafie proprio sul campo dove loro sono più forti e più pericolose”, ribadisce il sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli, “e lo farò per sempre, anche contro tutto e contro tutti. Se ne facciano una ragione i finti soloni che in questi giorni hanno pontificato su distinzione di ruoli, ragioni di opportunità e altre baggianate simili. Lo fanno chissà per quali altri fini, ma presto lo scopriremo”.
“Non sono in nessun partito politico, non sono candidato a niente, – ribadisce Maresca – faccio il mio mestiere di magistrato con onore e decoro servendo lo Stato e i cittadini italiani ed ho giurato sulla Costituzione che mai defletterò da questi impegni”. Il magistrato chiede “rispetto” per sé e anche “per tutte quelle persone, che sono migliaia, che in questi mesi, in questi anni, hanno voluto manifestarmi il loro affetto per il mio impegno di magistrato e per quello di uomo impegnato nel volontariato, sul campo, nella vera politica antimafia. Ci sono migliaia di persone che in questi ultimi tre mesi hanno voluto dimostrarmi concretamente vicinanza, affetto, amore per la mia battaglia contro le organizzazioni mafiose e contro le scarcerazioni dei boss per svuotare le carceri. Consideravo sbagliata, pericolosa, dannosa per la lotta alla mafia una circolare del Dap che ha poi innescato un corto circuito istituzionale tale da far scarcerare centinaia di criminali e tra questi anche mafiosi al 41 bis. Erano fondati anche i miei dubbi circa l’adeguatezza della guida del Dap e chi lo governava ‘è stato dimesso'”.
A chi in questi mesi ha seguito le sue battaglie ed ha inteso supportarlo singolarmente o fondando associazioni, gruppi su social network rivolge “mille volte grazie. A tutti questi amici dico di non disperdere questa esperienza e di continuare a insistere a proporre nella realtà la loro voglia di partecipazione alla vita pubblica in ogni forma: non si può e non si deve delegare la rappresentanza dell’intera società solo a partiti o fazioni. Ecco perché ribadisco il mio dispiacere per chi ha sempre provato in queste settimane a farmi indossare una divisa di una fazione o di una parte politica. Non è così. Sono e resto un magistrato, ho combattuto e combatto le organizzazioni mafiose assieme ai miei colleghi della magistratura inquirente e giudicante, assieme a tutti gli uomini e le donne che indossano una divisa e a quelli che lo fanno nelle scuole, nelle Università, tra la gente e che fanno parte della stessa squadra Stato. Ovviamente non dimentico il ruolo fondamentale dell’avvocatura”.
“Aggiungo solo un concetto, – conclude – che spero non sfugga a nessuno di noi, mai. ‘La lotta alla mafia… non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti, che tutti si abituino a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità’. Questo concetto probabilmente io non l’avrei mai saputo scrivere. Eppure fa parte del mio Dna. Sono parole pronunciate da Paolo Borsellino. E io indosso la toga anche per seguire l’esempio di Borsellino e del dottor Giovanni Falcone”.