Mentre più di 6000 cittadini sono da anni impegnati affinché l’Albergo dei Poveri accolga tutte le collezioni archeologiche e artistiche presenti nei depositi dei musei della Campania, invece di essere un monumento nazionale abbandonato, Renzo Piano è stato designato a costruire il Museo archeologico di Ercolano. Questo è quanto è stato diffuso in esclusiva da Repubblica, grazie alla collaborazione negli ultimi mesi instaurata tra la Soprintendenza Speciale di Pompei Massimo Osanna, il Ministero per i Beni e le Attività culturali Dario Franceschini e David W. Packard, figlio di uno dei fondatori della multinazionale statunitense dell’informatica Hewlett-Packard Company e professore in Studi classici (filantropo e mecenate).
Con Renzo Piano altro cemento verrà versato in piena zona rossa
La collaborazione con l’archista Renzo Piano è stata inaugurata qualche mese fa e si è svolta, fino ad ora, nella più stretta segretezza e ignoranza dei cittadini. Il mese prossimo si preventiva la consegna della prima bozza del progetto architettonico, il quale, in linea con lo stile del genovese, già preannuncia un’opera realizzata a basso impatto ambientale e paesaggistico. Il Museo archeologico di Ercolano è stato voluto in primis dal professore californiano David W. Packard, il quale fino ad ora ha devoluto in favore degli scavi archeologici di Pompei una somma pari a 16 milioni di euro.
Il Museo archeologico di Ercolano cozza con il progetto popolare per il Reale Albergo dei Poveri
15 anni fa Packard iniziò il personale tentativo di salvare gli Scavi archeologici di Ercolano, i più ricchi scavi archeologici d’Italia. Packard, cittadino onorario di Ercolano, ha desiderato per anni affinché si facesse il Museo archeologico di Ercolano, in modo tale da mettere in mostra e valorizzare l’incredibile quantità e qualità dei reperti conservati nei depositi del Museo archeologico nazionale di Napoli.
Le iniziative di Arte e Artisti a Napoli e Vogliamo che Palazzo Fuga diventi il Palazzo della Cultura e Turismo sono in rivolta
Un pull di professionisti statunitensi guidati dall’architetto Jane Thompson, proposti da Packard, collaborano con il ministro Franceschini affinché i più pregevoli reperti archeologici di Ercolano possano ben presto essere usufruibili dai visitatori di tutto il mondo; questi, con Renzo Piano, sono orientati alla realizzazione di un museo architettonicamente concepito come il Vulcano Buono di Nola o il California Academy of Sciences di San Francisco.
Perché tutta questa segretezza per un progetto che dovrebbe sorgere per consenso popolare?
Il Museo archeologico di Ercolano sorgerà dietro l’attuale Padiglione della barca di Ercolano, il quale molto probabilmente verrà raso al suolo per far posto a un edificio sotterraneo capace di soddisfare completamente le esigenze dei reperti. Ciò che più colpisce del progetto ministeriale è il fatto che esso si sforzi di sottolineare che sarà ad impatto ambientale zero, in un territorio, ricordiamolo, ad alto rischio sismico e vulcanico. Come ha dichiarato lo storico dell’arte Dario Marco Lepore, l’intero progetto del ministro Franceschini e della Soprintendenza Osanna contravviene non solo alla volontà storica che ha voluto le collezioni archeologiche ercolanesi il più lontane possibile dal cratere e a Napoli, ma all’impegno e al desiderio di una parte cospicua della cittadinanza campana, che desidera destinare i 140.000 metri quadrati di Palazzo Fuga a un’esposizione universale e permanente delle opere d’arte e dei reperti archeologici conservati nei depositi dei musei di quartiere e del Museo archeologico Nazionale.
Senza un criterio sensato, nel frattempo, 10 anni di scavi archeologici vesuviani, ricchi di ori e materiali organici, sembrano saranno destinati a un museo alieno dai luoghi e dalle aspettative dei cittadini.