Report, Juventus al centro della puntata speciale del programma andata in onda su Rai Tre. Nel quale sono state riportate alcune verità giudiziarie e alzati alcuni dubbi, che, però, non toccheranno minimamente il club bianconero.
Report, Juventus | Partiamo dalla fine. Ovvero dal punto più importante di questa storia, che la certifica e inquadra. Nessun dirigente o collaboratore della Juventus né la stessa società è mai stata indagata o accusata o rinviata a giudizio. Né tantomeno condannata per quanto emerso nella parte dell’inchiesta Alto Piemonte. Relativa ai rapporti nelle curve dello stadio bianconero. Che, invece, ha visto la condanna di Saverio e Rocco Dominello.
Il caso Bucci
In quest’ottica, la puntata speciale di Report che ha portato alla luce (se non altro quella dell’opinione pubblica) quel ramo dell’inchiesta ha avuto il merito di mettere ordine nella vicenda. Ma non avrà alcuna conseguenza. A cominciare dai fatti intorno al suicidio di Raffaello Bucci. Volato giù da un ponte poche ore dopo la sua audizione in procura. Lui, confidente informale di servizi segreti e Digos, grazie ai suoi rapporti con le curve da ex ultrà dei Drughi qual era. Chissà quanto altro avrebbe potuto dire prima di quel gesto. Che, stando a quanto riferito da Placido Barresi, uno dei capi storici delle famiglie calabresi a Torino, sarebbe stato spinto da un ricatto e dalla paura per l’incolumità del figlio. Messa in pericolo da una volontà delle varie cosche (non solo i Dominello) di infiltrarsi sempre più nello Stadium.
A ulteriore riprova ci sarebbero anche le telefonate tra Alessandro Nicola D’Angelo, security manager della Juventus e alcuni dirigenti, tra cui Andrea Agnelli. Su Bucci pendono anche le parole di Stefano Merulla (ticket manager bianconero) intercettato mentre riferisce alla ex compagna dello stesso “Ciccio” di aver passato la sera prima dell’interrogatorio a concordare la versione da riferire agli inquirenti. E viene riportato anche il tentativo di domanda fatta a Beppe Marotta, in merito al suicidio e a possibili rapporti con il club dello stesso Bucci. Ma l’ormai ex dg bianconero rifiuta di rispondere e si allontana. La procura di Cuneo lo scorso febbraio ha riaperto l’inchiesta.
La questione bagarinaggio
Ma la puntata di Report ha anche acceso i riflettori sulla questione del bagarinaggio tutt’altro che chiusa intorno all’ambiente bianconero. Con Bryan Herdocia, ex ultras della Juventus, arrestato nel 2015 con 80 carte d’identità false utilizzate per intestare a se stesso svariati biglietti dello stadio, che ha fatto rivelazioni molto importanti. Mostrando una chat in cui, con altri responsabili della curva, organizza la vendita dei biglietti per Valencia-Juventus di Champions League e Juventus-Lazio di campionato. Ed entrambe le partite risalgono a questa stagione. Ulteriore riprova rispetto alle dichiarazione del leader del gruppo ‘Bravi Ragazzi’, Andrea Puntorno. Che ha riferito come grazie al bagarinaggio riesca a guadagnare tra i 30 e i 40mila euro a partita. Riuscendo persino a finanziarsi l’acquisto di due case e una panetteria.
E a tal proposito, in studio, il giornalista Sigfrido Ranucci ha rivelato: “abbiamo segnalato alla Juventus il fatto che il bagarinaggio continua anche dopo l’inchiesta giudiziaria. E abbiamo anche chiesto se fosse vero che il suo capo della security avesse confidato ad un ultrà l’esistenza di un’indagine anni prima, un’indagine sui calabresi. Ecco, hanno preferito tutelarsi dietro il riserbo. E che cosa ha detto il presidente Agnelli in tema di sicurezza? Ha detto che la gestione avveniva attraverso una triangolazione. La Juve parla con gli ultrà e le forze dell’ordine, gli ultrà parlano con la Juve e le forze dell’ordine e le forze dell’ordine parlano con ultrà e Juve. Però c’è la sentenza della giustizia penale”.
“Le motivazioni dei giudici della Corte d’Appello – conclude – sono uscite pochi giorni fa e riconoscono la sussistenza del metodo mafioso anche nei confronti della Juventus, seppure con modalità non apertamente intimidatorie perché non ve n’era bisogno. La Juventus, scrivono, ‘era ben disposta, come emerso da testimonianze e intercettazioni, a fornire agli ultrà cospicue quote di biglietti e abbonamenti perché li rivendessero e ne traessero benefici, utili, ottenendo come contropartita l’impegno a non commettere azioni violente’. Insomma, la Juve, secondo i magistrati non è parte lesa, né si è costituita parte civile”.
La vergogna di quegli striscioni
Report, per delineare ulteriormente i rapporti tra i ras delle curve e la Juventus, riferisce di un episodio del 2014. Si gioca Juventus-Torino e allo Stadium vengono affissi due striscioni che insultano la memoria della strage di Superga, in cui perse la vita l’intera squadra granata, con al seguito dirigenti e giornalisti. Andrea Agnelli ne prende subito le distanze, ma la verità delle intercettazioni conferma una trattativa tra lo stesso Bucci, Dino Mocciola (leader dei Drughi) e Rocco Dominello con il responsabile della sicurezza D’Angelo. Tutto venuto ampiamente a conoscenza dello stesso Agnelli. Che, però, su Twitter scriveva: “no agli striscioni canaglia”.