Report, Juventus | Partiamo dalla fine. Ovvero dal punto più importante di questa storia, che la certifica e inquadra. Nessun dirigente o collaboratore della Juventus né la stessa società è mai stata indagata o accusata o rinviata a giudizio. Né tantomeno condannata per quanto emerso nella parte dell’inchiesta Alto Piemonte. Relativa ai rapporti nelle curve dello stadio bianconero. Che, invece, ha visto la condanna di Saverio e Rocco Dominello.
In quest’ottica, la puntata speciale di Report che ha portato alla luce (se non altro quella dell’opinione pubblica) quel ramo dell’inchiesta ha avuto il merito di mettere ordine nella vicenda. Ma non avrà alcuna conseguenza. A cominciare dai fatti intorno al suicidio di Raffaello Bucci. Volato giù da un ponte poche ore dopo la sua audizione in procura. Lui, confidente informale di servizi segreti e Digos, grazie ai suoi rapporti con le curve da ex ultrà dei Drughi qual era. Chissà quanto altro avrebbe potuto dire prima di quel gesto. Che, stando a quanto riferito da Placido Barresi, uno dei capi storici delle famiglie calabresi a Torino, sarebbe stato spinto da un ricatto e dalla paura per l’incolumità del figlio. Messa in pericolo da una volontà delle varie cosche (non solo i Dominello) di infiltrarsi sempre più nello Stadium.
Ma la puntata di Report ha anche acceso i riflettori sulla questione del bagarinaggio tutt’altro che chiusa intorno all’ambiente bianconero. Con Bryan Herdocia, ex ultras della Juventus, arrestato nel 2015 con 80 carte d’identità false utilizzate per intestare a se stesso svariati biglietti dello stadio, che ha fatto rivelazioni molto importanti. Mostrando una chat in cui, con altri responsabili della curva, organizza la vendita dei biglietti per Valencia-Juventus di Champions League e Juventus-Lazio di campionato. Ed entrambe le partite risalgono a questa stagione. Ulteriore riprova rispetto alle dichiarazione del leader del gruppo ‘Bravi Ragazzi’, Andrea Puntorno. Che ha riferito come grazie al bagarinaggio riesca a guadagnare tra i 30 e i 40mila euro a partita. Riuscendo persino a finanziarsi l’acquisto di due case e una panetteria.
“Le motivazioni dei giudici della Corte d’Appello – conclude – sono uscite pochi giorni fa e riconoscono la sussistenza del metodo mafioso anche nei confronti della Juventus, seppure con modalità non apertamente intimidatorie perché non ve n’era bisogno. La Juventus, scrivono, ‘era ben disposta, come emerso da testimonianze e intercettazioni, a fornire agli ultrà cospicue quote di biglietti e abbonamenti perché li rivendessero e ne traessero benefici, utili, ottenendo come contropartita l’impegno a non commettere azioni violente’. Insomma, la Juve, secondo i magistrati non è parte lesa, né si è costituita parte civile”.
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