
Made in Napoli, personalità e divi, calcio e sport
Matteo Renzi in visita a New York è restato speechless, senza parole. Dopo aver ordinato una pizza ai pomodorini ciliegini ha voluto personalmente complimentarsi con Rosario e Pasquale. La rivista Time Out New York, dopo il concorso che ha visto in gara tutte le pizzeria della grande mela, ha premiato come best pizza quella del Ribalta. Anche il NY Magazine ha deciso che la loro pasta al pomodoro è la più fedele all’originale, well done. Numerose le menzioni sulle riviste italiane e americane tra cui il Gambero Rosso (da cui abbiamo tratto le interviste) e il Wall street Journal.
Da circa due anni i due “pizza boy” hanno trasformato il loro ristorante in una vera ambasciata del Made in Napoli a New York. Il Ribalta ha fatto della napoletanità un must, cibo, vino ma anche sport diventando la sede del Napoli Club NY. Tanti i personaggi famosi transitati alla 48 E 12th St di New York tra cui il nostro Pino Daniele, Tullio De Piscopo, Jovanotti, Claudio Cecchetto e il sindaco di New York il beneventano d’origine Bill De Blasio e D’Alema. Ribalta è un punto di incontro dove darsi appuntamento con gli amici per gustare pietanze doc, bere un buon vino italiano e chiacchierare. Tra i vari appuntamenti sportivi organizzati stasera i newyorchesi potranno guardarsi il Super Bowl comodamente seduti e gustarsi le pietanze dello Chef Cozzolino, così come consigliato da Metro. Dopo due anni Ribalta ha aperto anche ad Atlanta e Chelsea, Manhattan. Il segreto del successo sta nell’autenticità del Made in Italy e nella genuinità e freschezza degli ingredienti.
La storia del Ribalta
La storia comincia con Rosario Procino, ingegnere di telecomunicazioni, prima con la Telecom e dopo con Barilla. Durante la sua esperienza all’Accademia Barilla capisce qual era il suo destino e subito dopo apre il Kesté, prima pizzeria Made in Italy nella city. Pasquale Cozzolino è chef e pizzaiolo, formatosi nei ristoranti italiani e a servizio di una società di catering che curava la ristorazione per i cantanti italiani e internazionali in tour.
Mi ricordo un Pasquale Cozzolino emozionato del viaggio che stava per affrontare quando mi confidò della virata che stava per dare alla sua vita. Eravamo a Napoli e fuori la sede di Oceanus, una onlus operativa a livello internazionale a difesa dell’ambiente marino, Pasquale mi raccontava della nuova avventura che era pronto ad intraprendere a New York; prese al volo l’opportunità, sposando il progetto di Rosario.
L’interviste
“Il successo sta nel fatto che il ristorante non è visto solo come un luogo dove mangiare bene e gustare autentico cibo italiano, ma un posto che abbia atmosfere italiane. Qui si può guardare una partita di calcio mentre si chiacchiera e si beve un buon vino”. così spiega Rosario Procino. “Noi non facciamo semplicemente cibo ma parliamo di cibo italiano e della sua storia, in un’atmosfera rilassante, allegra, familiare. Per questo gli italiani si sentono a casa e gli americani pure”.
Anche se la ristorazione italiana sta vivendo un momento d’oro bisogna però rispettare alcuni parametri. “In America c’è voglia di Italia e moltissima curiosità e il cibo può essere un veicolo giusto per far conoscere il nostro patrimonio gastronomico. Detto questo non è tutto facile. Solo un ristorante su cinque supera i primi due anni. New York è cara, competitiva. Bisogna arrivare con le idee chiare prima degli altri. Bisogna lavorare molto, essere creativi. La burocrazia in America è più snella e a rendere tutto più facile è la mentalità imprenditoriale e culturale. Qui ti ascoltano, sono aperti, le dinamiche sono più snelle, le cose accadono. Tutti hanno una possibilità. Questo invece non accade in Italia”.
Per Pasquale Cozzolino, il segreto sta negli ingredienti naturali e italiani. “La preparazione della pizza segue la vera ricetta napoletana, con la lievitazione naturale di 36 ore. C’è un’anima del Sud nei miei piatti, nel vino. Sono piatti semplici, autentici. Sono stati i nostri clienti a far diventare Ribalta un punto di incontro e un locale diverso dagli altri. Ci hanno dato i giusti input, la giusta energia. Gli italiani si sentono a casa anche perché ne riconoscono i profumi e gli americani apprezzano e imparano. Insegniamo loro il buon cibo italiano, quello vero. Molti ancora si sono fermati alla cucina italo-americana, cibo da rispettare ma che in Italia non esiste. Gli spieghiamo che da noi le fettuccine alfredo e la chicken parmigiana non ci sono. Loro sono curiosi, sono aperti”.
Nell’immediato futuro il progetto di aprire una pasticceria napoletana e siciliana a New York.