Dal 1 settembre è pronta a riprendere in Giappone la caccia ai delfini, che nel paese del Sol levante è considerata tradizione locale.
di Luigi Casaretta
Dal 1 settembre e fino al marzo dell’anno prossimo in Giappone riprende la caccia ai delfini, che nel paese del Sol levante è considerata tradizione locale. Durante queste battute di caccia, i pescatori spingono i cetacei in una baia stretta battendo con i remi sulle barche per disorientare gli animali per poi selezionare i delfini sani taluni per inviarli negli acquari e nei delfinari, mentre i restanti vengono uccisi e lavorati per ricavarne carne che viene venduta non solo nel Giappone stesso ma anche in altri paesi quali Russia, Thailandia, Messico, Vietnam, Turchia, Egitto e Tunisia e Cina.
Le autorità della città portuale di Taiji, nella parte occidentale dell’arcipelago giapponese, riferisce la Dpa, hanno inaugurato una stazione di polizia temporanea che ha il compito di tenere d’occhio eventuali azioni di protesta organizzate dai circoli degli attivisti che lottano per il benessere di questi animali visto che il Giappone difende questa tradizione sia per motivi propriamente culturali che soprattutto economici la cui domanda sia per gli esemplari da destinare alla cattività che per la carne è in aumento.
Un delfino addestrato può valere, infatti, fino a 50.000 euro, secondo Sandra Altherr, attivista tedesca per i diritti degli animali dell’organizzazione Pro Wildlife.
L’Organizzazione Dolphin Project, che da anni porta avanti campagne di sensibilizzazione globali per la tutela dei delfini, ha dichiarato che nella stagione appena conclusa, la “tradizione”, è costata la vita a 547 esemplari, e altri 150 sono stati catturati. Inoltre, pur essendo rivolta principalmente ai delfini, solo quest’anno i team di Dolphin Project hanno assistito ad almeno tre catture accidentali di balene, due delle quali sono morte in seguito all’episodio. Anche Marevivo, che dal 1985 si occupa di tutela dei delfini attraverso varie attività di sensibilizzazione, ha lanciato una petizione per tentare di fermare la strage di Taiji raccogliendo quasi 200.000 firme.
Se sembrano calare i numeri dei delfini uccisi, per quanto riguarda la cattura invece, si rileva l’aumento in maniera proporzionale: guardando ai primi anni 2000 infatti, erano poche decine gli esemplari che venivano catturati, mentre nel 2018, anno che detiene il primato, circa 240 esemplari sono stati presi per essere venduti a delfinari e parchi aquatici.
Il team di Dolphin Project a questo proposito denuncia la stretta collaborazione fra i cacciatori e gli addestratori di delfini, i quali selezionerebbero gli esemplari più adatti per vivere in cattività da vendere ai delfinari nazionali e internazionali, ognuno per centinaia di migliaia di dollari.