In un precedente articolo avevamo pubblicato che a partire da novembre i rifiuti campani potrebbero avere una destinazione alternativa rispetto a quella presente. Non più l’Olanda riceverà i nostri rifiuti ma, anche, la Spagna. Avviate sono state le trattative bilaterali tra i due paesi dell’Unione per inaugurare l’importante sodalizio, volto, affermò la SapNa, a diversificare le collaborazioni internazionali per lo smaltimento dei rifiuti. Questa decisione fu presa successivamente alle voci secondo le quali nei prossimi mesi altre città italiane si sarebbero aggiunte alla lista di quelle che già usufruiscono delle rotte per lo smaltimento olandese; ma le voci vanno aggiornate! Dopo Bergamo sono le città pugliesi a rifiutarsi di smaltire i rifiuti campani.
Volendo evitare ritardi, rallentamenti, nelle operazioni di smistamento del pattume locale, che potrebbero ripercuotersi sulla città di Napoli con nuovi scenari apocalittici per le strade, la società per azioni a partecipazione provinciale preferì rivolgersi a un nuovo partner internazionale; ma ora cosa succederà? La Spagna sarà pronta a smaltire più rifiuti o si inizierà a parlare, finalmente, di un ciclo campano e nazionale di smaltimento? Peggiorando le ipotesi: le strade campane si inonderanno nuovamente di rifiuti?
Per un semplice spirito di cronaca avevamo informato i lettori che ogni singola nave per il trasporto dell’immondizia campana costa al contribuente 414.000 euro al mese, per un costo complessivo annuo di 4.944.000 euro.
Secondo i vertici amministrativi l’intero ammontare non era superiore a quanto saremmo costretti a preventivare e sostenere se lo smaltimento avvenisse sul nostro territorio; per non parlare dei benefici ambientali e sociali di sostenibilità. Ci permettemmo di dissentire dalle dirigenze della SapNa, del Comune di Napoli, della Provincia e della Regione.
Attualmente siamo ancora sprovvisti di un ciclo integrato per lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti. Siamo privi non solo di inceneritori ma anche di realtà industriali, maestranze specializzate e del supporto logistico e infrastrutturale che ci consentirebbero non solo di dimezzare questo enorme esborso annuo e le emergenze stagionali, ma, anche, di creare un nuovo settore produttivo, una intera economia, suscettibile di avere una ricaduta economica non indifferente per il Mezzogiorno e l’Italia tutta.
A scrollarci dal torpore indotto dal vuoto mediatico sull’argomento questa volta è la Regione Puglia. La Puglia rifiuta di ospitare i rifiuti provenienti dalla Campania e, come se non bastasse il Consiglio di Stato ha bocciato tutte le operazioni di sversamento dei rifiuti campani al di fuori dei patti tra regioni. La Puglia rimette in discussione la necessità di un ciclo dei rifiuti per la Campania ed elimina il velo calato sull’emergenza ancora in atto.
Quante altre regioni o nazioni dovranno rifiutarsi di collaborare alla migrazione dei rifiuti prima di ritornare a parlare di un ciclo regionale e nazionale dello smaltimento integrato dei rifiuti? Quanto ancora si dovrà attendere per una soluzione finale dei rifiuti?