
L’Italia, con la sua gestione carente della crisi dei rifiuti in Campania, ha violato la direttiva sui rifiuti, mettendo in pericolo la salute dell’uomo e arrecando danno all’ambiente. E quindi non avrà diritto al rimborso europeo per i soldi spesi per la gestione del piano rifiuti in Campania. Perché questa gestione è stata del tutto fallimentare. La corte di Giustizia Europea ha respinto il ricorso dell’Italia e ha dato ragione alla Commissione Europea: l’Ue non rimborserà all’Italia i soldi spesi per la gestione dei rifiuti in Campania, perché questa gestione non è avvenuta come avrebbe dovuto, ovvero senza infrazioni, ma mettendo in pericolo l’uomo e l’ambiente.
I precedenti: un’altra sentenza aveva “bocciato” l’Italia già nel 2007
La sentenza della Corte di Giustizia Europea riguarda l’appello presentato dall’Italia contro la decisione del Tribunale Ue che già nel 2013 aveva già dato ragione alla Commissione Europea per un contenzioso avviato nel 2007. Ma andiamo con ordine. Nel 2000 la Commissione Europea aveva approvato il Programma Operativo Campania per le spese già effettuate e da effettuare tra il 1999 e il 2008. Questi interventi per la realizzazione del piano rifiuti sono costati circa 93 mln di euro, di cui il 50% avrebbe dovuto essere attinto dai Fesr, Fondi Strutturali Europei. Ma l’Europa si è rifiutata di concedere questa somma all’Italia. Perché l’Italia ha gestito il piano rifiuti in Campania senza rispettare le norme europee in materia rifiuti.
Una gestione fallimentare di tutto il piano rifiuti in Campania
La Corte di Giustizia ha confermato la decisione della Commissione Europea e una precedente sentenza del 2007, e respinto il ricorso dell’Italia nel suo complesso, perché l’infrazione è troppo grossa per essere scusabile: riguarda infatti la gestione dell’intero sistema di smaltimento dei rifiuti, inclusi il recupero e la raccolta differenziata e la realizzazione di discariche, giudicata, nel suo insieme, totalmente inefficace.