La svolta sulla Brexit è avvenuta ieri, in seguito ad una riunione parlamentare a Westminster. La premier ha annunciato le dimissioni per ottenere in cambio l’appoggio da parte del Parlamento riguardo l’accordo sulla Brexit.
Una riunione che la stessa Theresa May ha definito “drammatica” durante la quale avrebbe percepito l’umore negativo dei parlamentari, i quali avrebbero bisogno di un nuovo approccio e una nuova leadership.
Quella della premier è stata una decisione inevitabile. Da tempo buona parte del partito le aveva voltato le spalle e gli stessi ministri le si ribellavano apertamente.
La premier non fissa una data precisa per le sue dimissioni, ma potrebbe essere prima dell’autunno. Si è già aperta una gara per la successione alla guida del Partito Conservatore. Già sei ministri sarebbero disposti a candidarsi alle primarie. Tra questi il favorito sembrerebbe essere Boris Johnson, ex ministro degli Esteri, celebre per l’intento di voler conquistare Downing Street.
La May ha, dunque, proposto un baratto secondo il quale in cambio delle sue dimissioni sarà approvato l’accordo sulla Brexit. Affinché il piano ottenga la maggioranza è necessario l’appoggio di conservatori filoeuropei e del Dup, il partito unionista nord-irlandese. Gli scenari possibili, dunque, potrebbero essere molteplici.
Se la May riuscirà a vincere la sua scommessa, la Gran Bretagna uscirà dall’UE il 22 maggio.
Si parlerà invece di soft Brexit, ovvero di un’uscita morbida, nel caso in cui l’accordo dovesse essere respinto, oppure di una revoca della Brexit.
Con l’uscita della Gran Bretagna i rapporti con la UE saranno caratterizzati da una trattativa della durata di due anni.
Andrea Cirillo
Enrico Martorelli