“Salvatore è morto, Salvatore è morto”. Le parole echeggiano nei corridoi del Loreto Mare, dalla sala d’attesa del pronto soccorso al reparto di rianimazione dove il 14enne è stato ricoverato negli ultimi giorni. Sono parole pesanti, dolorose, assurde; parole che non avremmo mai voluto sentire. A pronunciarle sono i genitori, i parenti, gli amici del ragazzino rimasto colpito dal crollo dei calcinacci verificatosi sabato scorso alla Galleria Umberto I di Napoli, che l’hanno centrato in pieno travolgendolo mentre lui spingeva alle spalle gli amici nel tentativo di salvarli.
Le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi giorni; l’attività cerebrale era quasi del tutto assente, e ieri era partita l’osservazione della morte cerebrale per decidere se staccare la spina. Oggi la tragica notizia: Salvatore sarebbe stato stroncato da un arresto cardiaco. Una morte che ha dell’incredibile, una tragedia annunciata. Salvatore muore mentre continua il rimpallo di responsabilità tra il Comune e i condomini privati sulla competenza di quel tratto di cornicione caduto; Salvatore è l’ennesima vittima dell’incuria e del degrado in cui versa una città che cade a pezzi, sotto tutti i punti di vista. Chi pagherà adesso?
Al cordoglio si unisce il sindaco di Marano, Angelo Liccardo, il quale ha già disposto che, nel giorno dei funerali di Salvatore, nella città sarà decretato il lutto cittadino. Un gesto dovuto, che non riporterà indietro il tempo, ma che servirà a rendere il giusto tributo ad una vita giovanissima spezzata. Quanti altri lutti cittadini dovranno esserci perché si aprano gli occhi?
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