La Cappella Sansevero a Napoli non è solo un sito museale, ma un cammino iniziatico nel solco del primo illuminismo napoletano, non solo critico, ma soprattutto etico ed estetico.
La Cappella Sansevero è una mappa, il rintracciamento, un simbolo che rinarra continuamente lo stesso ritornello, ovvero le storie e le opere, le memorie e le immagini allegoriche del primo illuminismo italiano. Ciò che di quest’ultimo rimane sempre non detto, nella Cappella, detta la Pietatella, attraverso i committenti e gli artisti che rispettivamente la vollero e la segregarono dal tufo e dai marmi, riaffiora alla memoria e può essere rivissuto intensamente.
L’itinerario di un visitatore attento in questa chiesa-museo può trasformarsi in una fantastica avventura che può aprire una finestra non solo su un’epoca passata, ma, anche, su noi se stessi e sul nostro futuro. Come in un castello dei destini incrociati, questa finestra ci può essere aperta grazie alla visione a tutto tondo delle figure scultoree e delle superfici affrescate che ci abbracciano nella Cappella, che, affiancate all’interrogazione storiografica di un massone, di un filosofo o di un buon storico dell’arte, smettono di tacere e possono riprendere vita.
Strappando dalla nuda pietra la spiritualità che è insita nella materia l’interrogazione del primo illuminismo italiano, esoterico e massonico, ci propone le chiavi di interpretazione di un mondo passato, ma che sopravvive ancora oggi e ci sussura da ciò che rimane osceno.
Il racconto in diretta delle leggende sul conto di Raimondo de Sangro, VII principe di Sansevero, con l’ausilio fumettistico degli affreschi, delle architetture e delle sculture, trasformano quella che potrebbe essere l’esperienza di un’asettica e concisa lettura di una visita guidata in una esperienza virtuale al di là dei pregiudizi e delle suggestioni che l’hanno originata.
I protagonisti di questa tragitto iniziatico sono, oltre le opere presenti nel complesso di Sansevero, i maestri d’arte stessi che hanno fatto la Pietatella, pittori e scultori del primo Settecento duosiciliano totalmente sconosciuti ai più, tra cui il Queriolo, il Naccherino, lo Sanmartino, il Persico, il Lazzari, creatori d’eccezione.
La Cappella Sansevero è un appuntamento nelle domeniche dell’arte da non perdere e va vissuta con attenzione e con tutto se stessi, essa non può essere restituita per il tramite di script museali o di guide turistiche tradizionali, in quanto le didascalie fotografiche dei viaggi altrui come le chiavi di lettura tradizionali non riescono a trasmettere l’essenziale e l’esperienza emblematica della Cappella. Sansevero è l’araldo di «uno straordinario cultore della ricerca scientifica e sostenitore di cultura e arte, annoverato tra i maggiori “geni” del Settecento napoletano ed europeo» (Raimondo De Sangro) e per questo parte integrante dell’alta e antica cultura meridionale.
Dal Disinganno al Dominio di sé, dalla Pudicizia al Cristo velato Raimondo di Sangro ci guida per mano ancora oggi nel primo illuminismo napoletano, tra allegorie tardo-barocche e linee classicheggianti, a cavallo del rinascimento borbonico e della secolarizzazione.
This post was published on Dic 6, 2014 11:00
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