Saviano: “Infamante dire che ho fatto soldi sputtanando Napoli”

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un borgo di libri

Roberto Saviano si racconta a tutto tondo in un’intervista sul Fatto Quotidiano in cui parla del suo ultimo libro

L’accusa più infamante? Dire che ho fatto i soldi sputtanando Napoli. Fa il paio con l’altra cazzata dell’attico a New York“. Roberto Saviano a tutto tondo, si toglie qualche sassolino dalle scarpe in un’intervista sul Fatto Quotidiano, in cui parla del suo ultimo libro, ‘Gridalo’. “Un dialogo ispirato al più sacro dei dialoghi: l’opera di Platone“, spiega lo scrittore. Che racconta come è nata l’idea del libro. “Quel ragazzo fuori dal liceo, col poster di Majakovskij in camera e la locandina del Camorrista in bella vista, era convinto che la dinamica tra bene e male, tra mondo sano e corruzione fosse chiara. Non è stato così. Se dovessi incontrare quel ragazzo oggi, cosa gli direi? Qui nasce il libro“.

E quello che Saviano direbbe al suo alter ego più giovane, è che “è impossibile non fare errori. E che non ci sono scorciatoie, ma può esserci consapevolezza, se decidi di esporti. ‘Vi lascio in eredità tutte le mie paure’, scriveva Reinaldo Arenas, dissidente cubano. Nel libro c’è questo. E c’è il desiderio di capire come sono arrivato fin qui. In parte, grazie alle mie ossessioni“. Tra i rimorsi di Saviano, c’è il senso di colpa verso i suoi familiari per la strada difficile che ha intrapreso. “Ho un grande senso di colpa verso i miei familiari -dice Saviano- Non solo per la paura per l’incolumità fisica. Ci sono gli attacchi, la delegittimazione, la ridicolizzazione perenne che devono subire. Come la revoca della cittadinanza onoraria veronese a Goebbels, a cui dedico un capitolo, è stato il primo teorico della propaganda di questo tipo: mai parlare del tema del tuo nemico/avversario, parla sempre del tuo nemico/ avversario. Con Salvini al governo, l’ho vissuto in modo maniacale. Ero un bersaglio continuo“.

E sull’atteggiamento di molti colleghi, affonda: “Per il mio discorso sulle ong, hanno picchiato così forte che diversi colleghi dicevano: ‘Io parlo con i miei film’, ‘Parlano le mie canzoni’. Così risponde chi ha paura a opporsi. È una codardia legittima. E per certi versi la invidio, hai una vita più facile. Prendendo parte perdi lettori, e serenità“. Nell’intervista, c’è spazio anche per la più grande delusione. “Due mesi fa ero in tribunale a Roma, per le minacce del boss dei Casalesi Bidognetti e dell’avvocato Michele Santonastaso. C’era Beppe Giulietti, ma nessun collega o amico. Non mi lamento, però dici: ‘Wow, l’aula è vuota’. È la delusione dei prossimi, di chi senti più vicino“, dice Saviano.