di Bruno Marchionibus
“Scie ad andamento lento” di Giacomo Casaula è uno di quei romanzi che hanno il pregio di farsi leggere, più che essere letti, e di farlo in brevissimo tempo, tutto d’un fiato. Iniziata la lettura e immersisi nelle vicende di Stefano De Sanctiis, in cui c’è tanto dell’autore, per qualsiasi lettore è infatti impossibile non riconoscersi almeno in parte nel protagonista e in quello che egli si trova a vivere, e capitolo dopo capitolo risulterà impossibile staccarsi dal libro fino al termine del racconto.
Stefano è un giovane uomo di trentun anni che, dopo aver pubblicato un romanzo appena diciannovenne (“Scie ad andamento lento”, tanto che può parlarsi di romanzo nel romanzo), e dopo aver collaborato in qualità di giornalista con una rivista, è incappato in un blocco dello scrittore, anche a causa di un grande amore conosciuto negli anni dell’Università e poi finito male. La sindrome da pagina bianca non è altro, per il ragazzo, che la conseguenza di un periodo di grandi dubbi e incertezze; per riprendere a scrivere De Sanctiis dovrà ritrovare se stesso, e per fare ciò dovrà ripartire dal proprio passato, e in particolare da Cattolica, dove trascorreva le vacanze di gioventù, e dalle persone che animavano quelle estati.
Tra la Romagna e Napoli, tra il Tirreno e l’Adriatico, tra vecchi amici e nuove conoscenze, Stefano troverà tante risposte e anche la voglia di innamorarsi ancora: riuscirà a pubblicare anche un altro libro?
Il grande pregio della prima fatica letteraria di Casaula è che in Stefano, in fondo, c’è sì tanto di Giacomo, come d’altra parte in qualsiasi creatura letteraria c’è molto del proprio “creatore”, ma c’è tanto anche di ognuno di noi. Chi, infatti, non ha mai vissuto un periodo di transizione in cui si è sentito alla ricerca della propria strada perduta ? Chi non ha mai avvertito il bisogno di recuperare pezzi del proprio passato ? E chi non ha mai sofferto così tanto per un amore da sentirsi mancare il respiro e da chiedersi se avrebbe mai potuto amare qualcun altro?
Tutti possono riconoscersi in Stefano, tutti hanno un posto magico come la Cattolica del protagonista, tutti hanno bisogno, di tanto in tanto, di incontri e eventi che gli ricordino qual è la strada da seguire.
Ed è per questo che “Scie ad andamento lento” è un romanzo che va letto ed apprezzato; non solo per scoprire una bella storia, ma anche per riscoprire una parte di se stessi.
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