“Se è amore non brucia”: la violenza contro gli uomini raccontata attraverso il nuovo libro di Fabiola Grosso

0
236
"Se è amore non brucia": la violenza contro gli uomini raccontata attraverso il nuovo libro di Fabiola Grosso

La violenza di genere ha varie sfaccettature, ognuna con caratteristiche diverse dall’altra (fisica, psicologica, economica ) ed è ogni giorno di più in aumento. Si parla spesso, giustamente, di violenza contro le donne, ma di quella contro gli uomini? Perché nessuno ne parla mai? Sembrerà strano a dirsi, ma la violenza contro gli uomini sta crescendo a dismisura, giorno dopo giorno, seppur in uno strano silenzio assordante, striscia via come un serpente velenoso che agisce nell’ombra. Il problema è che viene spesso banalizzata, il maschio è ancora considerato “la figura prevalente nella società”, pochi sono i dati ufficiali a disposizione: l’uomo tende a nascondersi, la vergogna di denunciare un abuso ( sessuale, fisico o psicologico ) da parte di una donna prende il sopravvento su tutto. Nel tentativo di capirci di più, ho cercato sul web dei libri a tema, e ne ho trovato uno che mi ha subito colpito, “Se è amore non brucia. La vera storia di William, sfregiato con l’acido dalla ex” di Fabiola Grosso. Mi ha incuriosito davvero tanto perchè mi ha fatto tornare alla mente vecchi ricordi, di quando, nel lontano 2012, sentì per caso al tg del grave episodio nei confronti di un ragazzo, William Pezzullo, allora 26enne, che, dopo una giornata di lavoro nel suo bar aperto da poco, tornò a casa dell’amica dove si era rifugiato per timore della sua ex, ma fu sfigurato con dell’acido proprio da colei che aveva rappresentato per svariato tempo il suo vero amore, in un vero e proprio attentato. Una storia di violenza, una storia di giustizia quasi nulla ( una condanna iniziale di 8 anni di reclusione trasformata subito dopo con condanna ai domiciliari e risarcimento zero visto che la carnefice risulta nullatenente ) e di spese di cure mediche e ricostruzioni facciali ( ben 35 interventi ) molto elevate. La notizia è balzata alle cronache solo per un paio di giorni, per poi finire nel dimenticatoio: “per arrivare a fare un gesto simile, chissà cosa avrà subìto quella ragazza”, ecco una delle frasi che hanno accompagnato il percorso di ricostruzione della vita di William. Gli stereotipi di genere non conoscono sesso, non sono solo rivolti alle donne, ahimè, la nostra società è ancora troppo gretta. Ho apprezzato tantissimo questo libro perché, con grande maestria, Fabiola Grosso è riuscita a ripercorrere le tappe della vita di William, dal giorno della conoscenza con l’ex fino ad arrivare al giorno nefasto ed oltre, facendoci capire nei dettagli le sofferenze patite dal giovane, evidenziando la solitudine della vittima e della sua famiglia.

Ho avuto il piacere di poter parlare con lei, e di poterle fare una breve intervista per i lettori di RoadTv Italia:

La storia di William insegna che la violenza non ha sesso, non ha preferenze, colpisce chiunque: ma cos’è la violenza contro gli uomini? E perché viene spesso messa in secondo piano?

La violenza sugli uomini è un fenomeno assai diffuso che però resta sommerso. Se ne parla poco e male. Pochissimi trafiletti sui giornali, spesso nemmeno quello. Le vittime, dal canto loro, difficilmente lo raccontano, o peggio ancora lo denunciano. Inoltre, vi sono numerosissime forme di violenza psicologica (es. non ti faccio più vedere i figli) e giudiziaria. Si vedono tantissimi, troppi uomini che a seguito di una separazione finiscono sul lastrico, ma di loro nessuno parla. I suicidi di padri separati sono tantissimi, ma non fanno notizia

Qual’è stato il motivo che ti ha spinto a scrivere questo libro?

Volevo dare voce a chi non l’aveva avuta. E’ come se William sia stato vittima di serie B. Per lui, nessuna trasmissione televisiva del dolore, nessun titolo di giornale sensazionale, nessun giornalista ha voluto raccontarne il dramma. Eppure, le vittime al femminile del medesimo atroce reato hanno ricevuto un trattamento assai diverso. Produzioni televisive, libri, ospitate in programmi tv nazionali. Forse perché un uomo non può essere vittima? Eppure, si è trattato del primo caso in Italia di aggressione con l’acido, qualcosa che per la nostra mentalità occidentale è qualcosa di inimmaginabile.

La condanna dei due carnefici è stata, oso dire, ridicola. In cosa ha fallito la giustizia italiana per questo caso?

Si, diciamo che in questo caso la giustizia è arrivata a metà. Il vero ergastolo lo sta scontando William. Le pene inflitte ai due carnefici sono state ridicole e, oggi, entrambi hanno scontato la loro esigua pena e sono persone libere. Anzi, il complice è tornato a vivere nello stesso paese di William. Fa riflettere il fatto che in un caso come questo i giudici, in tutti i gradi di giudizio, abbiano riconosciuto l’aggravante della premeditazione ma NON quello della crudeltà. E cosa c’è di più crudele se non uccidere un uomo di 26 anni, pur lasciandolo in vita e condannarlo ad una vita di dolore?

Cos’è l’omicidio d’identità?

Sostanzialmente, significa uccidere una persona pur lasciandolo in vita. Si, perché la vittima, pur senza morire, sarà condannata ad una vita di dolore, in conseguenza alla deformazione irreversibile del proprio volto. Nel nostro ordinamento, questo reato  è stato introdotto solo nel 2019 ed inserito all’art. 583 quinquies del codice penale.

La nostra società è senza dubbio fatta di stereotipi: è vero che in un caso tipo come quello accaduto a William magari l’opinione comune pensa che “avrà fatto qualcosa di grave per “meritarsi” quest’orrore?

Si esatto, questa frase è stata pronunciata dai paesani di William sin dal giorno dell’agguato, nel 2012 e viene ripetuta anche oggi, a distanza di oltre 12 anni. Mi è capitato, durante una presentazione del libro, che una donna abbia detto: “finalmente anche loro vengono bruciati”. Come se ci fossero le tifoserie da stadio, come se si trattasse di un film da vedere in TV e che dietro i visi deturpati dall’acido non ci fossero uomini e donne vere, con un dramma vero. Vorrei domandare, a tutti coloro che alla prossima vittima maschile diranno: “chissà cosa ha fatto per meritarselo” se verrebbe loro in mente di fare la stessa domanda ad una analoga vittima femminile.

Quali pensi possano essere buone pratiche per la prevenzione della violenza?

Una buona pratica potrebbe essere quella di cominciare a parlare non solo nelle scuole, ma anche nei posti di lavoro, di violenza in generale senza distinzione di sesso. Distinguere vittime e killer sulla base del genere è una generalizzazione da evitare che certamente non aiuta le vittime ma genera solo odio tra i sessi. E poi, sicuramente attenzionare i campanelli di allarme all’interno dei rapporti. Nella vicenda che ha interessato W., i segnali ci sono stati, ma ahimè non stati valutati con attenzione fino al momento del tragico epilogo.

Che messaggio hai voluto lasciare con il tuo libro?

Il messaggio che mi piacerebbe lanciare è che non esistono vittime di serie A e vittime di serie B. Il dramma, il dolore, la disperazione è purtroppo uguale per tutti, a prescindere dal genere di appartenenza.

Fabiola Grosso e il futuro: più avvocato o più scrittrice d’inchiesta?

Al momento ho lasciato l’avvocatura per dedicarmi all’insegnamento. Ma a parte questo, ci sono tantissime storie dimenticate che aspettano solo di essere scritte.

 

Personalmente reputo questo libro come uno dei migliori letti ultimamente, Fabiola ha dato davvero voce ad una storia messa nel dimenticatoio troppo presto, una storia che merita di essere raccontata, presa come esempio per smantellare tutti i pregiudizi che inquinano la nostra società. Bisogna smuovere le acque, la violenza non ha sesso nè nazionalità, la storia di William ne è l’esempio. La violenza sugli uomini è molto più diffusa di quanto si possa pensare: occorrerebbe attribuirle la giusta attenzione, al fine di trattarla come qualunque altro abuso.

E’ possibile acquistare “Se è amore non brucia” su Amazon seguendo questo link https://www.amazon.it/brucia-storia-William-sfregiato-lacido/dp/B0BQ8LHFCZ