#vorremmoprenderelametro (anche se siamo disabili). La denuncia arriva da Lucia, donna disabile che si sposta a bordo di una sedia a rotelle elettronica. Un tipo di sedia che, spiega la donna nella sua lettera, “garantisce molta autonomia ma è anche molto pesante e quindi difficile da manovrare manualmente per chi voglia aiutare il disabile a superare anche un singolo scalino”.
È per questo motivo che Lucia, e come lei i tanti altri disabili che utilizzano questo tipo di sedia a ruote, non riesce a entrare nella metro di piazza Garibaldi. Non in stazione, o in banchina, dove l’accesso le è garantito grazie agli ascensori. Ma sul treno, perché lo spazio tra banchina e vagone è tale da impedirle di superarlo a bordo della sedia a ruote, che, visto il suo peso – oltre 100 kg – non può nemmeno essere spinta a mano. Pubblichiamo di seguito la lettera inviata da Lucia alla redazione di Road Tv Italia per denunciare la sua situazione e raccontare la sua storia, storia di ordinario disservizio.
La linea 1 della Metropolitana di Napoli, di cui a Capodanno è stata inaugurata l’importante stazione di piazza Garibaldi, prevede ascensori, percorsi e segnaletica per le persone disabili su sedia a rotelle. Ma i treni hanno un significativo dislivello rispetto alla banchina, in sostanza uno scalino abbastanza alto. Poco dopo l’apertura di piazza Garibaldi, un altro disabile con problemi simili sollevò il problema e ottenne un servizio giornalistico di denuncia nel telegiornale regionale di Rai Tre.
In seguito ad alcune mie lettere e al servizio televisivo fummo convocati il 12 febbraio 2014 ad una riunione presso gli uffici della Metropolitana, con la presenza autorevole del Direttore Produzione Esercizio e Manutenzioni Vincenzo Orazzo. I tecnici ci rappresentarono alcune difficoltà a trasformare le banchine. Di rimando proposi il metodo utilizzato dalla metropolitana di Berlino. Qualcosa di estremamente semplice ed economico: una tavoletta pieghevole di metallo abbastanza leggera da poter essere trasportabile, da appoggiare al momento in cui ce n’è bisogno e da togliere subito dopo. L’ingegnere Orazzo insieme agli altri furono d’accordo a dotare i conducenti di ogni treno di una di queste tavolette incaricandoli di metterla e toglierla al momento su richiesta del disabile. Naturalmente il disabile avrebbe comunicato al conducente la stazione in cui desiderava scendere e questi avrebbe ugualmente provveduto ad apporre la tavoletta al momento dell’arrivo. Poco tempo dopo sono stati fatti dei sopralluoghi anche con la mia presenza e si è constatata la buona funzionalità di questa soluzione.
Sono quattro mesi che nonostante ripetuti solleciti non si procede a realizzare quanto stabilito. La risposta incomprensibile dell’amministratore delegato Alberto Ramaglia, che ho incontrato in un evento pubblico, è stata che poiché sono state accorpate più aziende in una, (Metronapoli fa ora parte dell’Azienda Napoletana di Mobilità, partecipata del Comune di Napoli) ora non può fare previsioni su quando faranno questo acquisto, perché si stanno ristrutturando.
Si tenga conto che a fronte di un’opera faraonica avviata da quasi 40 anni (il primo “buco” è del 1976) con stazioni d’arte pubblicizzate in tutto il mondo, una di queste tavolette non può costare più di 300,00 € e ne servono solo pochi esemplari una per ogni cabina del conducente (non so forse 4 o 5 locomotive motrici), a fronte di ciò si risolverebbe un grande problema per questa categoria di disabili. Ultima considerazione: tutti gli altri mezzi pubblici di trasporto urbani a Napoli sono praticamente inaccessibili. Napoli avrà anche la Metropolitana più bella del mondo, ma non è una città per disabili.
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