In queste settimane si è parlato molto sul nome possibile, vincente, per le prossime Elezioni Regionali, senza operare alcun riferimento al soggetto sociale da incarnare e rappresentare, ai principi da stabilire, a quale lotta programmatica appoggiare affinché si possa giungere a una trasformazione complessiva della Campania per la Campania. Su questa scia, mentre il Pd non ha altri candidati credibili oltre quelli ineleggibili e mentre il Pdl non può parlare nemmeno di cambiamento (ricoprendo l’attuale e disastroso governo regionale), Sel comunica che la sua Assemblea regionale Campania “promuove la costruzione di una coalizione di governo che si candidi a costruire un’alternativa alla destra di Stefano Caldoro e al Pd, che ha scelto di sequestrare la discussione e le scelte del centrosinistra“.
Oggi, uomini come Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale, Arturo Scotto, capogruppo alla Camera dei Deputati, Salvatore Vozza, coordinatore regionale campano, hanno discusso di come le maggiori personalità di Sel abbiano “avviato, insieme ad altre forze ed esperienze, una ricerca che ha l’ambizione di aprire una nuova stagione, un’alternativa credibile di governo e di cambiamento“. Queste hanno rivolto “un invito a quanti possono dare una mano per allargare questo campo, a tante personalità e competenze, tra cui quella di Nino Daniele, a impegnarsi insieme a noi per produrre questo sforzo“.
In altre parole sempre la solita strategia; Sel fa sapere che percepisce un desiderio diffuso di cambiamento, di volerne essere il rappresentante, pur ignorandone le ragioni, i desideri, le strutture. Bruciando le tappe, Sel, come del resto Pd e Pdl, non avendo nemmeno una riflessione critica sul presente, sottolineano di volersi spendere affinché, in ultima istanza, si continui a fare politica senza politica, a “fare i conti senza l’oste”.
La storia insegna che bisogna prima costruire un’identità di massa, esprimere reali istanze di emancipazione, rappresentare un percorso condiviso, essere leader di un movimento organizzato e militante, per poi poter essere un’alternativa allo status quo. Sel, come tutti i partiti nazionali, invertono questo ordine. A conferma di quanto si afferma è lo stesso documento diffuso da Sel Campania, all’interno del quale si legge il nome di Nino Daniele; ma chi è Gaetano Daniele? Quest’ultimo è un ex bassoliniano e Pd, oggi assessore comunale della giunta de Magistris a Napoli e autore di una, discutibile, biografia di Turati (con prefazione del filosofo colpevole del mancato rinascimento napoletano Aldo Masullo) e di due volumi intitolati Pensare la Campania in Europa e il Mezzogiorno in bilico.
Questi testi sono molto importanti per comprendere chi è Daniele e la sua strutturale inconsistenza teorica e pratica. Daniele ragiona sulla risoluzione dell’annosa Questione meridionale appellandosi a quelle stesse istanze che per 150 anni l’hanno resa possibile, indotta e aggravata. Sulla base di strumenti interpretativi ideologici, privi di alcun criterio compiutamente critico, le convinzioni di Daniele rimangono coerenti con la situazione di sventramento del Mezzogiorno. In altre parole Gaetano Daniele appare essere uno dei tanti intellettuali della classe dirigente meridionale, asservita a interessi esterni e vera concausa dell’arretratezza, del sottosviluppo, dell’indebitamento, del Meridione e della Campania.
Sel, a proposito di Daniele, scrive che egli è una carta da giocare “che non va affatto sottovalutata e che sta facendo discutere tutto il paese: l’impossibilità per De Luca di svolgere fino in fondo la sua funzione di candidato alla carica di Presidente della Regione, come prescrive la legge Severino. Promuovendo la candidatura di De Luca, il Pd si assume la responsabilità di mettere a rischio la stessa Istituzione regionale, subordinandone la vita democratica ad un ricorso al Tar. Non si può trattare in questo modo la più grande regione del Mezzogiorno“.
Sel critica il Pd sul suo azzardo e sulla totale mancanza di responsabilità, compiendone un’altro, proponendo Gaetano Daniele, un uomo che non conosce la propria terra e che incarna i valori di una classe, quella dirigente meridionale, “soggiogata” e al soldo del capitale industriale tosco-padano. Continua Sel: “abbiamo guardato con rispetto alle primarie che si sono svolte in Campania. Tuttavia, quelle primarie non hanno segnato per nulla un elemento di discontinuità e rinnovamento del campo democratico e progressista. L’affermazione di Vincenzo De Luca non scioglie nessuno dei nodi che abbiamo posto al Pd nel corso degli ultimi mesi di interlocuzione (…). Non viene chiarito il perimetro della coalizione, con la scelta di allargare a pezzi di centrodestra l’alleanza, ivi compresi quelli più vicini all’esperienza del cosentinismo. Non viene avanzata una piattaforma programmatica chiara, che rompa definitivamente con i cinque anni di governo Caldoro, a partire dalle politiche di riduzione dei livelli di welfare e della difesa di beni comuni fondamentali“.
“Ci candidiamo a rilanciare una prospettiva capace di riaprire una nuova stagione per il governo della regione Campania. Facciamo, quindi, appello a tutte le forze democratiche che vogliono liberare la nostra terra dalla destra di costruire insieme a noi questo progetto (…). Abbiamo avviato, insieme ad altre forze ed esperienze, una ricerca che ha l’ambizione di aprire una nuova stagione, un’alternativa credibile di governo e di cambiamento. Rivolgiamo un invito a quanti possono dare una mano per allargare questo campo, a tante personalità e competenze, tra cui quella di Nino Daniele, a impegnarsi insieme a noi per produrre questo sforzo“.
In altre parole se Pd e Pdl non sono scelte elettorali credibili, lo dovrebbe invece essere Sel, il quale propone il nome di Gaetano Daniele, per gli amici “Nino”, ma per gli addetti ai lavori uno dei tanti intellettuali meridionali che invece di lottare per l’emancipazione della propria terra, continua a difendere i privilegi di consumo e di status sociale della classe dirigente che rappresenta, a totale discapito della gente che fatica o che è costretta ad emigrare perché disoccupata.
Come Berlinguer prima di lui, Daniele preferisce spostare l’interesse della politica campana dalla questione meridionale a una questione morale, uccidendo di fatto sul nascere qualsiasi possibilità di svolta delle genti meridionali. Richiamandosi a uomini che hanno di fatto mantenuto il Mezzogiorno “in bilico” (per utilizzare un’espressione di Daniele) tra il sottosviluppo e l’annullamento e sfruttando l’ignoranza dell’elettorato sulle effettive ragioni per cui il Mezzogiorno continua a essere cronica sede di disoccupazione, di emigrazione, di dissesto sociale, Gaetano Daniele è uno dei tanti personaggi-simbolo di una politica asservita agli interessi economici settentrionali e nazionali, indifferente alle concrete difficoltà, alla schiavile situazione economica e sociale, alle aspirazioni di quelle masse avvilite che dal basso potrebbero rifare veramente l’Italia e gli italiani.
Ormai da decenni sentiamo, vediamo o leggiamo, in tutti i canali mediatici possibili e immaginabili parole come “alternativa”, “cambiamento”, “rottamazione”, senza alcun riferimento alle realtà che dovrebbero desiderarlo, sostenerlo, strutturarlo. Nella totale assenza di politica, ci si intestardisce, ancora, a parlare di svolta. Da anni ormai i partiti hanno smesso di rappresentare identità, interessi, tramutando la politica in pratica elettorale, trasformismo, clientelismo e corruzione. Ora Sel, ancora una volta, sbandiera la possibilità di una svolta, ma può permetterselo?
This post was published on Mar 6, 2015 16:15
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