Come ha scritto in anni recenti il filosofo della scienza Fabio Minazzi e prima di lui Galileo Galilei solo quando un problema si pone davanti a noi, nasce il pensiero. A Napoli è ormai prassi storica che di fronte problematiche sociali enormi la popolazione abbia sviluppato una creatività e un pensiero tipico, quello dell’arrangiarsi, quando la lotta fallisce o si è lasciati solo. Nell’episodio in questione, qualche giorno fa, un senzatetto esplode d’ira al Cardarelli.
Un senzatetto cinquantenne, già noto agli operatori sanitari e al servizio di sicurezza dell’Ospedale Cardarelli, esasperato dalla sua condizione è esondato in una esplosione d’ira che si riversata nei confronti di una scrivania catapultata dagli uffici alle corsie, nel danneggiamento dei suppellettili e nel tentato incendio di alcuni documenti. Arrestato nel suo furore dalle guardie giurate, immobilizzato dai militari dell’Arma dei Carabinieri e dal pronto intervento di una squadra del 118, la quale ha preso in considerazione la possibilità di un trattamento sanitario obbligatorio, di un internamento psichiatrico forzato.
Il Direttore sanitario Franco Paradiso dell’Ospedale Cardarelli riferisce che: “già due mesi fa l’uomo era stato allontanato dai vigilanti perché aveva manifestato certe intemperanze. Ci auguriamo che il clochard possa ora trovare una sistemazione migliore e non creare ulteriori problemi in ospedale”.
Ancora una volta un sintomo o una delle tante manifestazioni di un problema sociale viene medicalizzato e ridotto a una questione psichiatrica, sanitaria o di sicurezza. Come abbiamo parlato in Sipi Integrazioni: una struttura per guarire dalla malattia mentale e in Intervista a uno dei clochard che “occupano” la Galleria Principe, il problema psichiatrico esiste ma va curato e risolto socialmente. Di fronte a questi casi un uomo, per quanto senzatetto, deve avere una risposta dalla società e dalle istituzione e non in termini giudiziari o manicomiali.