di Anna Copertino
Sono trascorsi ben sette mesi dal crollo della palazzina in via Chiaia al civico 72 che ha causato lo sfratto degli abitanti della palazzina contigua per la messa in sicurezza dello stabile. Oggi, abbiamo incontrato alcuni degli sfollati di via Chiaia per raccogliere la loro testimonianza e cercare di capire lo stato della vicenda.
“Siamo stanchi. Nessuno ci ascolta”, ci hanno detto. Ogni 15 giorni possono accedere alle loro abitazioni e prelevare ciò che gli occorre, su autorizzazione del magistrato e solo se accompagnati dai carabinieri e dai vigili del fuoco. Spesso le forze dell’ordine giungono sul posto in ritardo, creando difficoltà agli sfollati già esasperati. Con il blocco delle utenze, poi, la situazione diventa ancora più gravosa: gli abitanti sono costretti ad accedere con le torce in casa propria. Intanto, vivono in stanze d’albergo, spesso troppo piccole per un’intera famiglia.
Ancor più grave la situazione degli esercizi commerciali: molti hanno chiuso per fallimento, altri hanno visto calare radicalmente il livello dei loro affari.
Sono molte le domande degli sfollati di Chiaia rimaste inevase: quali attività di ripristino o bonifica si stanno svolgendo nello stabile? Quanto ancora durerà la loro permanenza in albergo? Chi paga la loro presenza lì?
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29 ottobre 2013
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