Una versione inedita, più lunga e ricca di improvvisazioni, espedienti scenici e tutte quelle caratteristiche che connotano l’intera produzione eduardiana. Questo è il Sik Sik, l’artefice magico portato in scena al Teatro Nuovo da Benedetto Casillo per la regia di Pierpaolo Sepe. Un testo riscoperto nel ’79 da Giulio Baffi, e rappresentato per la prima volta dopo oltre 30 anni.
IL CAPOSTIPITE DELLA DRAMMATURGIA DI EDUARDO.“Sik Sik è un uomo disperato” spiega PierPaolo Sepe, “che non sa più cosa fare per dare un senso alla sua esistenza, e ci prova facendo il prestigiatore. Ma ormai, nemmeno i suoi trucchi riescono più”. Un personaggio, quello dell’artefice magico, che lo stesso Eduardo De Filippo definì a posteriori un capostipite della sua drammaturgia, che contiene in nuce tutte le tematiche principali intorno alle quali ruota la poetica eudardiana. “E’ un grande onore e un grande onere portare sulla scena Sik Sik”, afferm Benedetto Casillo, che, seppure ben lontano dalla magrezza suggerita e implicita nel nome stesso del protagonista (l’Eduardo dell’epoca era – ed è rimasto – effettivamente “Sik Sik”), riesce a restituirgli piena vitalità, in un’interpretazione accorata e impeccabile, in grado di coniugare sia il lato goliardico che quello malinconico, doloroso, dell’istrione decaduto, sull’orlo del fallimento.
UNA METAFORA SEMPRE ATTUALE. Un versatile PierPaolo Sepe torna dunque al Teatro Nuovo, reduce dal successo di “Medea“, con uno spettacolo completamente diverso. Ma non chiamatela commedia. “Una drammaturgia piena, completa, assoluta, importante. Non vorrei” avverte il regista “che si pensasse a una ‘commedia’ come un elemento ridotto di qualità”. Sik Sik è, oggi come allora, “metafora di miseria, tristezza, malinconia e anche di straordinaria vitalità”. Una metafora che non passa mai di moda, e, come tutte le grandi opere, resta tuttora estremamente attuale.