Siria: bombe su 5 ospedali e due scuole, molti i bambini morti… Già, ma non ci sono civili, vero? Come si può accreditarsi ad oltranza, giustificare l’intervento violento e di forza con il diritto al potere? Il potere non è un diritto e le persone, la loro vita umana, non si misurano col metro della violenza e del sopruso. Fino a quando si continuerà a vendere armi e usarne altre per affermare la propria supremazia non si uscirà mai dalla barbarie e mai si sarà “civili”. Quella presunta civiltà di cui il nostro mondo va fiero, ma che scade nell’efferato delitto di Caino contro Abele… che potrebbe in realtà essere anche quello di Abele contro Caino.
Il delitto della falsa civiltà contro una supposta barbarie, si rivela, cioè, il delitto dell’incivile civiltà contro l’altro uomo ritenuto diverso da noi e, come tale, inferiore. Non c’è inciviltà superiore a questa presunzione. E’ “civile” qualsiasi cittadino la cui appartenenza alla propria cultura e al proprio credo venga riconosciuto dal semplice diritto di esistere. Quando si parla di “civili”, quindi, ci si riferisce a qualsiasi persona che ha i suoi diritti e come persona umana e come appartenente a un gruppo.
Con quale ardire si può interferire con questa realtà e sconvolgerla dall’esterno? Come pensare, poi, che i “civili” non tentino di fuggire dalle zone in eterno conflitto in cui si muore anche se si è “civili” o proprio per questo? Chiunque lo farebbe! Chiunque proverebbe a dare una possibilità alla propria esistenza.
Non si può, ma si fa, considerare “errore” la morte di vittime innocenti e nascondersi dietro la presunzione di intervento a tutti i costi che contempla la possibilità di “errore”? Non è forse questa una barbarie più grande che alimenta e si autoalimenta in un un circolo vizioso e senza uscita? Poi, si presuppone che costruire muri ci salvi… ma chi salva davvero chi ne ha bisogno? Perché non vogliamo neanche considerare davvero di darci una possibilità di pace? Già, il potere, la ricchezza, la forza… questa l’economia che fa girare il mondo… dei potenti, dei ricchi, dei forti… Tutti gli altri semplicemente “inesistono”, smettono all’improvviso di esistere pur essendo vivi.
Palazzi sventrati come le vite umane che li dimoravano. Dilaniata la vita e la speranza nel gioco del potere sull’esistenza dei più. Decidere di vita o di morte è nelle mani di chi comanda, sebbene non sia in grado di distinguere la differenza profonda tra vivere ed esistere, tra semplicemente starci ed esserci, tra dare forma all’azione e al pensiero. Cuore cervello azione persi, abbandonati, svenduti al mercato dell’io che rivela tutta la sua incoscienza e la solitudine dell’egoismo e dell’interesse personale.
Goccia dopo goccia la vita si spegne, muore attorno a noi che goccia dopo goccia ci stiamo abituando alla perdita e assuefacendo all’ingiustizia.
Goccia dopo goccia è facile arrivare al mare… ma più rapido è bloccarsi in un pantano credendolo il mare.
Goccia dopo goccia si sposta l’obiettivo dal problema reale alla malinconia velata da lacrime spesso apparenti.
Goccia dopo goccia non si percorre più un cammino ma si crede di essere arrivati.
Goccia dopo goccia il sangue versato si mischia al suolo e perde consistenza.
Goccia dopo goccia ci sono storie abbandonate la cui verità si perde nel no-sense.
Goccia dopo goccia il tempo si prende gioco della ricerca di senso e sposta altrove il suo sguardo fintamente assorto.
Goccia dopo goccia le lacrime del dolore vero saranno dimenticate sul volto di chi le ha versate e non potrà più trovare pace.
E’ questa la libertà? Poter credere che il mondo degli altri non ci riguardi? Se è questa, abbiamo calpestato i suoi vessilli e lacerato il suo spirito indotti a credere che essa esista solo per noi e solo come il potere vuole concederla. In realtà, abbiamo smarrito la libertà, l’abbiamo abbandonata, l’abbiamo tradita e mercanteggiata sulla bancarella dell’odio e della paura.
Non è difficile alimentare la paura per rubare lo “spirito dell’uomo” che, come diceva Winston in 1984 di G. Orwell, sarebbe riuscito a salvarci.
Questo è il furto che ci ha privato dell’essenza, lo spirito dell’uomo non verrà, perché ogni nuova vittima non è che “l’ultimo uomo” che vediamo morire, indifferenti, senza comprendere che la sua morte è sempre di più anche la nostra morte e della nostra umanità.
di Loredana De Vita