Sit–in davanti alla Prefettura di Napoli: apriamo un corridoio umanitario

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La città di Napoli non resta inerme dinanzi all’ennesima tragedia avvenuta nel Mediterraneo in cui hanno perso la vita 900 profughi sabato 19 aprile. Le associazioni, i sindacati e semplici cittadini sono stati i portavoce e gli organizzatori del sit–in avvenuto ieri nel tardo pomeriggio dinnanzi alla Prefettura di Napoli in Piazza del Plebiscito. Partecipare al sit–in è stato un modo non solo per ricordare e rendere viva la tragedia di sabato 19, ma voleva essere un modo per ribadire alle Istituzioni competenti che bisogna necessariamente pensare ad un corridoio umanitario, in cui l’Europa, insieme agli Stati membri si facciano garanzia di una politica di apertura e sostegno per i tanti richiedenti asilo, profughi, rifugiati e quant’altro. Ai microfoni di Road Tv abbiamo avuto la possibilità di intervistare Jamal Qaddorah, il quale ha ribadito l’esigenza, altresì la necessità di accogliere tutti questi esseri umani e di creare questo fatidico corridoio umano che rappresenta l’alternativa alle morti annunciate. Ma il delegato all’immigrazione della Cgl di Napoli, ritiene, oltretutto, che il problema dell’immigrazione dev’essere affrontato non in maniera individuale e dunque in termini di singola Nazione, è necessario che tutti i paesi prendano parte e si assumano la responsabilità di garantire un viaggio sicuro e di accoglienza; oltretutto, spiega Jamal, bisogna combattere e affrontare i numerosi commenti discriminatori sui social network, i quali dimostrano che apparteniamo ad un mondo mediocre, in cui gli stessi hanno la possibilità di prendere parola. Ai microfoni di Road Tv anche Antonio D’Amore ( coordinatore provinciale di Libera Napoli) ha ribadito l’importanza dell’accoglienza, cavalcando e condividendo le considerazioni espresse da Jamal Qaddorah. Inoltre, tra i presenti al sit – in c’erano alcuni testimoni, i quali sono saliti su uno dei tanti barconi della speranza, e ancora oggi riportano le ferite ed il dolore di quel viaggio.

In merito alla questione dell’immigrazione ha preso parola anche il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, sostenendo che bisogna creare dei corridoi umanitari, l’Europa deve assumersi le proprie responsabilità ed insieme agli Stati membri attuare una politica di apertura, ma soprattutto di sostegno nei confronti anche dei territori costretti a subire le politiche capitaliste, coloniali ed imperialiste degli Stati Occidentali, giustificando le stesse guerre come una forma di esportazione delle proprie democrazie. Oltretutto, ribadisce il Sindaco De Magistris, che Napoli sarà e continuerà ad essere una città che accoglie.

Con il termine “immigrazione” cosa si intende?

Il termine immigrazione, secondo il Dizionario della lingua Italia “DeAgostini” recita: “fenomeno per cui una persona o parecchie persone si stabiliscono, in un paese diverso da quello di origine”. In altre parole, per aggiornare il Dizionario, potremmo dire che l’immigrazione è un fenomeno individuale o di massa che, consiste nel lasciare il paese di appartenenza per emigrare ( lasciare il luogo di origine per recarsi altrove ,soprattutto all’estero”) per motivi economici, di studio, di lavoro o con la speranza di trovare fortuna in un altro paese. Interessante è scoprire quanto anche il Dizionario in termini pratici parli alla Salvini creando addirittura un conflitto in termini: “emigrare per un paese all’estero” mentre, “emigrante in uno Stato straniero”, comprensibile a questo punto da dove derivi il termine “straniero”. Insomma, un linguaggio che abitua la nostra mente a distinguere io nascituro italiano, dallo straniero, immigrato emigrato in un paese che non gli appartiene. A volte mi chiedo quale parte di terra o cielo mi appartiene e chi abbia stabilito tutti questi confini.
L’immigrazione di oggi desta numerosi problemi, non meno tempo addietro, semplicemente in passato vi si chiudevano entrambi gli occhi e si  lasciava che queste povere persone diventassero materiale da business per la criminalità organizzata: non che oggi, con una apparente disciplina, si eviti tale sfruttamento. Da un punto di vista storico, la genesi degli attuali flussi migratori  hanno origine negli anni ’70 con l’inizio della crisi del petrolio, dove l’Italia venne scelta dagli immigrati impossibilitati a raggiungere paesi ricchi dell’Europa centro- settentrionale, in quanto, questi Stati furono promotori di una politica restrittiva e di chiusura delle frontiere. In termini più precisi, l’Italia decise di non disciplinare il fenomeno dei flussi migratori, lasciando il fenomeno nei tentacoli del mercato o degli enti locali. Sono state manovre che non  hanno tenuto in considerazioni i diritti, né hanno preso in considerazione di elaborare una legge che potesse disciplinare tale fattispecie. Ed è solo nel 1986 che venne elaborata la prima legge in termini di immigrazione, considerando sia l’eventuale regolarizzazione di quest’ultimo sia il riconoscimento dei diritti.