Amore, che bella parola! Dell’amore si parla da secoli, attraverso poesie, romanzi,canzoni. Chi non ricorda ad esempio il tragico amore shakespeariano di Romeo e Giulietta, o I Promessi Sposi o ancora l’amore infinito di Dante per Beatrice. L’amore è sicuramente il tema più trattato dagli artisti. Per quale motivo? semplicemente perché è un sentimento, anzi che dico, IL sentimento per eccellenza, seppur oggi viene spesso banalizzato, preso poco sul serio oppure, per dirla alla Bauman, è diventato un sentimento liquido ahimè! Non ci sto, non mi adatto facilmente a ciò che è fatuo, superficiale, ho bisogno di sognare! A tal proposito, ultimamente ho acquistato un libro, Sogni di un aprile di Bruno Marchionibus, edito da Guida Editori. Magari vi chiederete il perché, giustamente. Semplice, perché è un libro che parla di Amore, ma lo fa guardandolo a 360°. Un libro che mette in risalto l’amore fraterno, l’amore di coppia, l’amore per la propria città ( eh sì, la città natale è come una mamma, e la si ama come tale ) e l’amore per la propria squadra del cuore. Sì, si parla anche di calcio: tutto ciò che i due fratelli protagonisti del romanzo vivranno, sarà strettamente collegato alle partite giocate in quel mese ( aprile 2018 ) dal Napoli, che ha provato con tutte le sue forze a tenere viva la lotta scudetto, avvicinandosi allo scontro diretto con la Juventus.
Emozionante, dalla prima all’ultima pagina. Ecco cosa posso dire riassumendo in un’unica parola ciò che ho provato scorrendo le pagine di questo libro. Ti trascina in un mondo di sogni, un mondo che forse non esiste più ( o forse non è mai esistito, chissà ), e che ci conduce prepotentemente in una dimensione parallela, fatta d’amore, di speranze! Personalmente mi ha fatto riaccendere un insegnamento di vita: anche nei momenti dove tutto sembra buio, dove la negatività sembra prendere il sopravvento su tutto, non bisogna mai demordere, mai perdere la speranza, perché, per dirla alla Jim Morrison, “Non c’è notte tanto lunga da non permettere al sole di risorgere il giorno dopo”. Acquistando questo libro tutto avevo immaginato tranne che l’autore fosse un giovane di appena 32 anni! Classe ‘91, laureato in giurisprudenza, speaker radiofonico, giornalista … Bruno racchiude in sé tutto questo e non solo, anche un enorme cuore, un bagaglio di nobili sentimenti che ha saputo trasmettere in questo suo testo.
Non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di intervistare questo autore così giovane e nel contempo così profondo:
Giornalista, speaker radiofonico, autore di libri … chi è Bruno Marchionibus? E cosa rappresenta per te la scrittura?
Credo che queste tante anime convivano in me, e continuano a essere fortemente presenti anche da quando, dopo aver vinto un Concorso, sto lavorando al Comune di Napoli come amministrativo. Credo che nella vita, a prescindere da cosa fai, quello che non cambi mai è cosa sei. Mi ritengo una persona molto creativa, e al contempo molto sensibile ed empatica, e la scrittura da sempre per me è il mezzo per canalizzare questa creatività, e allo stesso tempo per tirare fuori sentimenti ed emozioni che ho dentro. Da questo punto di vista la scrittura è un qualcosa di cui ho bisogno e in alcune circostanze quasi un’ancora di salvezza.
Una storia d’amore, IL sentimento per eccellenza, ecco il tema portante di “Sogni di un aprile”: l’Amore secondo te è ancora un sentimento portante in una società come la nostra, così fluida?
Probabilmente, purtroppo, negli ultimi tempi di Amore vero in giro se ne vede sempre meno. In una società individualista come la nostra, però, credo che ancor di più l’Amore sia l’unica possibilità di salvezza per riuscire a guardare oltre noi stessi. Quindi la risposta è che per me sicuramente è un sentimento portante; non so se lo sia in generale, ma mi piacerebbe tornasse ad esserlo.
“L’amore puro, vero, esiste… Spetta ad ognuno di noi farlo proprio e trasmetterlo a chi ti sta accanto.” Sei d’accordo con questa frase?
Sono d’accordissimo. Vivere pensando che l’amore puro non esista renderebbe l’esistenza molto più triste, e non parlo solo di amore per un partner ma di amore in tutte le sue forme. Vivere mettendo amore in tutto ciò che si fa, anche se in piccolissima parte, può davvero contribuire a rendere il mondo un posto migliore, e se trasmettiamo amore a chi ci è accanto, anche con un semplice sorriso, di sicuro non viviamo invano.
L’amore nel tuo libro è visto a 360°, incluso l’amore per la città, la nostra amata Napoli, “‘na carta sporca” per dirla alla Pino Daniele …
Amo la mia città più di qualsiasi altra cosa. Credo, però, che amare questa terra non voglia dire nascondere i tanti problemi che ci sono ma, anzi, riconoscerli, perché solo affrontandoli si può sperare di migliorare le cose. Cito anche io dei versi di Pino Daniele, del brano “Un angelo vero”: “Città che non mantiene mai le sue promesse…MA E’ LA MIA CITTA’”. Napoli è meravigliosa, ma ha anche tante criticità, e nella mia storia ho cercato di raccontarla comprendendo entrambi gli aspetti. Ho voluto, inoltre, raccontare personaggi sotto molti punti di vista lontani dagli stereotipi e dai luoghi comuni sui napoletani, perché sono convinto che per parlare di napoletaneità non si debba per forza parlare di spaghetti, pizza e mandolino…
La storia ruota anche attorno ad un altro amore, quello del Napoli calcio, un amore insito nel cuore della maggior parte di tutti noi partenopei. Narri anche del sogno sfumato nel 2018, lo scudetto perso contro la nemica Juventus che non ha smosso comunque il forte sentimento verso la squadra. Mi viene da pensare ad una frase del poeta Virgilio, Omnia vincit Amor … è davvero così?
In questo caso l’amore verso quella squadra ha vinto su tutto perché, nonostante lo Scudetto toltoci nel finale di stagione, quei ragazzi sono rimasti egualmente a pieno titolo nella storia e nei cuori dei tifosi. C’è una celebre frase di Marcelo Bielsa, l’allenatore argentino, che dice “Ti amo anche quando vinci”, dove quell’”anche” vuole sottolineare proprio che l’amore va al di là del risultato e di come finiscono le cose, e anzi nelle avversità è ancora più forte.
Qual è stata la tua fonte d’ispirazione per scrivere Sogni di un aprile?
Sognavo da sempre di scrivere un libro, e nell’estate del 2022 ho sentito forte dentro di me l’esigenza di raccontare una storia che fosse di fantasia ma in cui ci fossero dentro le tracce di tante esperienze di vita davvero vissuta, e questo mi è servito anche a chiudere i conti con delle cose che se fossero rimaste dentro avrebbero continuato a farmi male. La storia tra Diego e Miriam ricalca quella che finora è stata la storia più importante della mia vita; con Roberto invece ho dato vita al fratello che non ho avuto. I luoghi che fanno da sfondo alle vicende sono i luoghi di Napoli che sento più miei. E poi l’ambientazione temporale, quella del 2018 e del campionato di quel Napoli, non è casuale, visto che per me quello fu un anno molto intenso e pieno di eventi felici.
Diego e Roberto sono i due protagonisti della storia, i loro nomi ricalcano idoli calcistici di un tempo che fu ( Maradona e Baggio ): come mai questa scelta?
Raccontando una storia il cui protagonista è nato all’inizio degli anni ‘90 in una famiglia di grandi tifosi azzurri, la scelta di chiamarlo Diego è stata quasi ovvia. Anche io, probabilmente, se non mi fossi chiamato Bruno come mio nonno mi sarei chiamato così. Quando ero piccolo Baggio era il mio calciatore preferito, e quando a sette anni mia seppi che mia mamma aspettava un bambino dissi da subito che volevo chiamarlo Roberto. Purtroppo la gravidanza non andò a buon fine, e come dicevo prima chiamando questo personaggio Roberto ho voluto dare vita al fratello che non ho avuto.
L’Amore purtroppo non è sempre rose e fiori, si sente troppo spesso parlare di “amore malato”, seppur l’aggettivo “malato” presuppone una possibile guarigione: ma secondo te si può mai guarire da un sentimento così marcio?
E’ un discorso molto complesso. Certo è che i casi di cronaca che purtroppo sempre più spesso riempiono giornali e telegiornali con l’Amore non hanno nulla a che vedere. Credo che si dovrebbe dare un’educazione sentimentale ai bambini fin dalla tenerissima età, tanto in famiglia che a scuola. E’ importante infatti che fin da piccoli sia chiaro che da un lato non ci sia nulla di male a manifestare i propri sentimenti, e dall’altro che bisogna imparare ad accettare che questi possono anche non essere ricambiati.
Come si può vivere un vero Amore?
Bella domanda. Penso che per trovare un Amore vero ci voglia anche una discreta dose di fortuna. Credo che l’importante quando si è innamorati davvero è rimanere sempre se stessi, essere onesti e sinceri con l’altro, e non aver paura di affrontare anche i momenti complicati che con l’andare avanti di una relazione è naturale ci siano.
Ultima domanda: cosa dovrebbe spingere un lettore ad acquistare il tuo libro?
Chiariamo subito una cosa: nel mio libro il calcio e il Napoli fanno da sfondo, ma non sono l’argomento principale che, invece, come dicevi tu è l’Amore. Credo quindi che “Sogni di un aprile” possa essere un libro per tutti, perché è una storia semplice con protagonisti delle persone comuni, e racconta di situazioni e sentimenti che tutti abbiamo vissuto. Se poi si tifa Napoli e soprattutto si ama Napoli città, allora questo libro lo si può apprezzare ancora di più, perché quell’amore ho cercato di trasmetterlo in ogni pagina.
In conclusione posso dire che grazie a questo libro possiamo vedere parecchi aspetti spesso ben celati nell’animo umano: l’amore è amore, quando si ama l’unica cosa che deve interessare è quella di essere innamorati, di vivere il momento, al di là di come vanno a finire le cose.