L’ansia per Noemi è dipinta sui volti di tutti i genitori che entrano al Santobono, tutti chiedono di lei in fila per l’accettazione, mentre stringono i loro bimbi in braccio. Nell’ospedale pediatrico napoletano dove è ricoverata la bambina di 4 anni ferita nel corso di una
sparatoria in Piazza Nazionale venerdì, lo sgomento per il destino della piccola è condiviso da tutti i genitori che temono per lei ma anche per i loro figli. “Non siamo al sicuro – afferma Loredana mentre spinge il carrozzino di sua figlia, che ha 9 mesi e si chiama anche lei Noemi – purtroppo qui non c’è lavoro per i giovani e non ci sono controlli. Avremmo bisogno di più forze dell’ordine, e daremmo anche possibilità di lavoro ai ragazzi. Non ho la sensazione che la città sia controllata“. Loredana abita a Crispano, piccolo centro dell’area nord di Napoli: “Da noi è ancora peggio che in città, basta pensare a quello che accade al Parco Verde di Caivano. Noemi? So che i medici si impegnano ma io dico che bisogna affidarsi a Dio“.
La sparatoria di Piazza Nazionale in pieno pomeriggio ha colpito molto i napoletani. “E’ stato sconvolgente sentire quella notizia al telegiornale“, dice Assunta che è in auto con il marito e due figli e sta andando via dall’ospedale. “Avevamo – continua – già una sensazione di insicurezza ma ora è peggiorata. Se potessi me ne andrei, non domani, oggi, sa perché? Perché a Napoli non cambierà mai niente“. Rassegnazione ma anche riflessioni sulla diffusione delle armi in città: “Certo – spiega Erasmo, che viene da Ischia per l’intervento alle tonsille di sua figlia – ci vorrebbe più polizia e carabinieri, ma bisogna anche riflettere sul numero di pistole che ci sono a Napoli. Qui moltissimi ragazzi girano armati, non è possibile. Se ne parlava anche nella sala d’attesa dell’ospedale con gli altri genitori”.
Preoccupazione nelle parole dei genitori, speranza negli scritti dei bambini che sono affissi all’esterno dell’ospedale, come la lettera di Carlotta, che si conclude con il numero di cellulare di suo nonno: “Ciao Noemi, quando tornerai a casa mi farebbe piacere incontrarti e portarti un bel regalo“.
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